The Pyramid di AA.VV. | Recensione film

pyramidUna nuova e concreta risposta alle carenti attenzioni del pubblico verso il cinema horror indie proviene stavolta da Alex Visani e dalla sua Empire Video che con The Pyramid propone un film antologico suddiviso in 4 episodi ad opera di svariati registi. Un’opera interessante che con orgoglio e senso del dovere si contrappone alla situazione cinematografica del momento nel Bel Paese.

Una piramide di metallo forgiata in tempi immemori dal male in persona, giunge ai giorni nostri per lasciare, all’ombra del suo passaggio, morte e distruzione per il genere umano. Quanti entrano in possesso dell’ambito oggetto conosceranno dolore e privazione, offrendo al Male una porta per la fine degli uomini. La chiave di Shaitan passerà dall’uno all’altro fino a relegare l’intera umanità in schiavitù sotto le forze demoniache.

The Pyramid potrebbe mostrarsi, ai meno attenti, come un tributo poco originale al cinema horror d’altri Paesi, e che racconta i deliri di Clive Barker, Sam Raimi o Danny Boyle. In realtà quest’antologia horror è di fatto un vero e proprio tributo all’underground italiano, alla voglia di fare cinema ma soprattutto di farlo a tutti costi e con qualsiasi mezzo.

Buona sceneggiatura (a cura di Alex Visani, Raffaele Ottolenghi e dei vari registi) alla mano, The Pyramid omaggia il cinema indipendente italiano rifacendosi a Notte Profonda di Fabio Salerno, regista scomparso prematuramente nel 1993 dopo aver conseguito importanti traguardi nell’ambiente.
Da Notte Profonda, Visani e Soci traggono non soltanto l’idea della piramide, ma soprattutto l’amore di Salerno per Clive Barker e David Cronenberg che qui viene amplificato complice un budget più consistente a disposizione e la presenza di una crew valida.

Dopo un prologo dal titolo Twinge, che funge da episodio cornice, a fare gli onori di casa è Alex Visani stesso con l’episodio “Ritual“, che richiama Notte Profonda e che accompagna lo spettatore verso un inspessimento della trama, utile poi al proseguio degli altri episodi che a questo sono consequenziali. Ritual apre il film con una buona dose di effetti splatter e con atmosfere che rimandano all’Hellraiser di Barker.

Il secondo “Dream Door” diretto da Luca Alessandro si eleva a tributo totale al film di Salerno. L’intero episodio infatti ricorda Notte Profonda, mostrando un disegnatore che, venuto in possesso della piramide, ne diventa succube. Come nel film del 1989, assisteremo ad una scena di levitazione in cui il protagonista viene inesorabilmente attratto dal soffitto della sua camera da letto.

Giunge il turno di “Pestilence“, il capitolo diretto da Simone Chiesa e Roberto Albanesi con un’intro a primo acchito oscena, ma che dispiegandosi diventa poi divertente. I due registi omaggiano prima La Casa di Sam Raimi e poi il filone sui morti viventi, raccattando tra varie pellicole sul filone, da Demoni di Lamberto Bava e fino a 28 giorni Dopo di Boyle. Epica l’inquadratura finale che fa da giusta premessa all’episodio finale che con l’inequivocabile titolo di Apocalypse mette in scena la fine del genere umano piegato dalla blasfemia della chiave di Shaitan.

Apocalypse” di Antonio Zannone chiude con dignità il film rifacendosi a derivazioni più moderne nelle quali non mancano effetti cruenti e azione, che sfociano nella sopraffazione (precaria) del male che poi entrerà nuovamente in scena con la chiusura del racconto pilota.

The Pyramid è tutto sommato un’opera valida, confezionata con cura, a dimostrazione delle capacità dei registi e dell’intera troupe. Un gioiello luccicante per la cui realizzazione non sono state lasciate al caso nemmeno le musiche. La bellissima Key of Sheitan del gruppo italiano A silk Method ad esempio è stata realizzata appositamente per il film e vanta un videoclip diretto da Alex Visani.

The Pyramid però pecca di poca originalità, di citazionismo esagerato e di ostentazione di capacità, caratteristiche che se da una parte generano elogi, dall’altra si rivelano sterili per il risultato finale per confluire negativamente nella parziale insoddisfazione dello spettatore.
Il pubblico di passaggio potrebbe trovarvi del sano divertimento, rincarato poi dalla cospicua presenza di scene efferate e momenti di tensione. Non conoscendone il background però non potrebbe valutare l’opera nel suo pieno significato.
D’altro canto, lo spettatore più esperto si trova dinanzi ad un prodotto castrato dai troppi riferimenti ma al contempo avvalorato dalla nobiltà dei suoi propositi.
Questo però, forse, vale un po’ per tutti i film di genere.

Un film che merita sicuramente attenzione e più di una visione e che ci arroga il diritto di attendere con ansia le prossime mosse di Visani, Alessandro, Chiesa, Albanesi e Zannone. Forza Ragazzi!

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Barbara Torretti
Barbara Torretti
Editor e moderatrice della community di DarkVeins. Appassionata di cinema horror, mi occupo anche di recensioni e di interviste attinenti il circuito cinematografico, musicale e artistico.

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