Il regista italiano Domiziano Cristopharo (House of Flesh Mannequins, Doll Syndrome), sfrutta il periodo di lockdown per dirigere fra le mura domestiche The House Guest, un horror sovrannaturale, una storia di fantasmi interpretata da Daniele Arturi, il suo coinquilino.
A differenza dei film e dei cortometraggi realizzati da altri registi nel periodo di isolamento forzato a causa del Covid-19, The House Guest è, più che della noia, il risultato del talento e delle spiccate doti registiche ed effetistiche di Domiziano Cristopharo che dimostra come il budget assente, un attore improvvisato, le difficoltà dettate dalla pandemia e la propria abitazione usata come location, non siano minimamente di intralcio alla sua creatività.
Nel 2014 Domiziano Cristopharo ha stupito per il suo Red Krokodil, dramma extreme sulla droga “krokodil” girato con un budget di soli 1000 euro. Oggi il regista sorprende ancora per il suo The House Guest, horror a costo zero del quale cura non solo la regia ma anche la fotografia, il sound design, gli effetti speciali e i practical effects (Athanasius Pernath), facendo persino una breve comparsa.
Coinvolgente e suggestivo, The House Guest non risente di alcun limite perché costruito su basi solide, fra cui la sceneggiatura a firma dello stesso Domiziano Cristopharo in collaborazione con Andrea Cavaletto (Doll Syndrome, The Transparent Woman, Xpiation) ma soprattutto sulla cultura cinematografica e sulla grande esperienza del regista unite al suo immancabile e distinto tocco personale.
In The House Guest viene riproposta la “casa maledetta”, tema portante del cinema horror, location preziosa che non ha un tempo ed un luogo definito o classificabile vista la moltitudine di titoli (anche capisaldi del genere) incentrati sulle case infestate o sulla casa dipinta come un luogo in cui si annida l’orrore.
Il film presenta altresì molti rimandi al cinema degli anni ’80 nostrano e non, riportando alla mente soprattutto quello di Lucio Fulci (Paura nella città dei morti viventi), la filmografia di Pupi Avati ma anche Sam Raimi (La Casa), Jean-Paul Ouellette (La Creatura), Damiano Damiani (Amityville Possession), Frank Henenlotter (Basket Case), non tralasciando un piccolo omaggio anche ai fantasmi dei j-horror.
The House Guest è dunque un nostalgico tuffo nel passato che spinge lo spettatore ancora più indietro nelle decadi fino a sfiorare 5 Tombe per un medium (1965) di Massimo Pupillo ma è anche una preziosa storia in cui incubi e allucinazioni si intrecciano all’Inquisizione medievale e al tema del doppio.
Daniele Arturi è perfettamente a suo agio in questo difficile contesto e interpreta un personaggio che, soggiogato dalla casa (antico luogo di culto del Cardinale della sabbia), diviene vittima di visioni terrificanti durante le quali fioccano, copiosi, impressionanti practical effects uniti alla CGI che nutrono le sequenze più splatter (la doccia durante la quale il corpo si scioglie con effetti melting, lo schiacciamento dei bubboni, lo scorticamento della pelle del viso, le schegge di vetro sfilate dal piede, l’addome squarciato, le lacrime di sangue, i polsi tagliati).
Dotato di una buona dose di suspense e di una storia molto suggestiva, The House Guest congiunge la vita con la morte e il passato con il presente, seducendo lo spettatore con un orrore che, dapprima velato, travolge grazie ad un’atmosfera irreale e al sound design torbido per poi irrompere con visioni deliranti in cui regnano mostri, sangue e vendetta.
Con questo film Domiziano Cristopharo abbandona il filone extreme per mettere in scena l’horror puro, quello in voga negli anni ’80. The House Guest sembra infatti uscito da quel decennio e se così fosse, oggi sarebbe ritenuto un cult.
Trama: Daniel è uno studente solitario che si trasferisce in un nuovo appartamento dove strani fenomeni lo porteranno a pensare che il suicidio del precedente inquilino sia stato causato dalla presenza di un fantasma molto vendicativo.