Sacrifice è il titolo dell’horror estremo italiano diretto da una donna, Poison Rouge, attrice (House of Flesh Mannequins, Hyde’s Secret Nightmare, L’Appeso), modella, atleta e performer italiana che esordisce alla regia distinguendosi con un film deviato e triste.
Sacrifice, primo capitolo della “Trilogia della Morte” (di cui fa parte Torment), vede protagonista Daniel (Roberto Scorza), un autolesionista dipendente da droghe che sprofonda nel baratro del dolore e della morte, perso fra malsani pensieri e ricordi che lo opprimono e che lo hanno portato sull’orlo del precipizio.
L’horror estremo di Poison Rouge è avvolto da una fotografia elegante (di Domiziano Cristopharo), caratteristica che lo distingue dai classici film extreme che trasudano quel tipico senso di squallore e di sporcizia. Si presenta dunque come un film estremo raffinato, interpretato da un protagonista apparentemente curato ma solo esternamente perché vittima del suo inferno personale. Sacrifice dipinge crudelmente le sue ultime ore di vita (i flashback aiutano a ricomporre la psicologia del personaggio), la cui anima distrutta e ferita è rinchiusa in una gabbia di carne da dilaniare.
I lustri chiusi impediscono ai raggi del sole, alla vita, di entrare in quel bagno che si trasformerà in una sorta di mattatoio. Il personaggio si prepara così, a lume di candela, a martirizzare il suo corpo come in un rituale, iniziando con semplici tagli e andando, pian piano, sempre più oltre. In preda ai suoi strazianti deliri, Daniel assapora una morte lenta a piccoli tocchi, godendo del dolore autoinflitto e nutrendo così il suo lato autolesionista, guidato dalla sua mente ormai instabile.
È la sua follia a suscitare nello spettatore un senso di dispiacere e di pietà mentre, allo stesso tempo, le ferite autoinflitte riescono ad infastidire (in particolare quella dell’unghia del piede e quella relativa alle parti intime) e ad urtare la sensibilità del pubblico (a questo proposito si segnalano i buoni effetti speciali a cura di Athanasius Pernath). Tutto questo merito anche di Roberto Scorza che affronta con bravura una prova difficile.
Ben graditi inoltre anche i colpi di scena relativi alla figura femminile che incarna la dea Ishtar, qui ben rappresentata da Flora Giannattasio (nella foto in alto a sinistra).
In Sacrifice fa leva anche la colonna sonora, a cura di Alexander Cimini, che ben esalta i momenti di disagio. Il film comunque soffre di alcuni momenti vuoti in cui la presenza di suoni distorti o di musica avrebbe dato sicuramente maggiore enfasi alla potenza delle immagini più estreme.
Sacrifice offre un triste e folgorante spettacolo sulla deviazione e sulla morte, quest’ultima assaporata con masochismo, secondo dopo secondo. L’immagine finale, così pittorica e macabra, è di una bellezza disarmante.