Una breve analisi di alcune opere di Maurizio Quarta, effettista, regista e attore italiano, attivo nel mondo del cinema indipendente di genere dagli anni ’80. Si parlerà dei cortometraggi La Casa – The House, Macabre, Protomorphosys, dei trailer Sacrarium Sect of Hell e Maniak, per concludere con il lungometraggio La casa dei morti viventi – L’iniezione 2.
Maurizio Quarta ha altresì rilasciato a questo portale un’intervista esclusiva da non perdere.
La Casa – The House (1982) è il film che segna l’esordio di Maurizio Quarta sia come effettista che come regista. E’ un cortometraggio di genere horror (della durata di 15 minuti circa), girato in Super 8, definito dallo stesso regista come “sperimentale” e dai trucchi “rozzi”. Location è la casa dove Quarta ha trascorso la sua adolescenza. Un luogo dunque pieno di ricordi a cui si aggiunge l’emozione dell’aver girato il primo film, La Casa appunto, un titolo che non ha nulla a che vedere con il film di Raimi, poiché antecedente a quest’ultimo.
Dopo una breve sequenza all’aperto in cui viene introdotta l’abitazione, l’azione si sposta all’interno. Il luogo è apparentemente disabitato ma due curiosi, Alfred Goen e Julius P38, scoprono una stanza che pare sia abitata per via dei poster porno e horror affissi al muro e per i libri di magia nera e di esoterismo. Davanti ai due si presenta improvvisamente un individuo con il volto coperto da una maschera raffigurante il Diavolo.
Da quel momento si assiste a sequenze di violenza condite da effetti speciali, immagini che si sovrappongono ad altre e la presenza di una sorta di zombi. Ne deriva una sfilata di momenti caotici durante l’inseguimento all’interno della casa ma anche fuori dall’abitazione che però sono in sintonia con lo stato emotivo in subbuglio dei sopravvissuti. In tutto questo caos, ad emergere è sicuramente la figura del violento e sadico assassino mascherato e armato di machete ma anche la location che ben si presta a rappresentare un luogo contaminato dal male da cui è impossibile fuggire.
La Casa è un film d’esordio un po’ grezzo ma girato con tanta passione nei limiti dei mezzi a disposizione. Un esordio da premiare poiché fitto soprattutto di idee interessanti.
Nel cast Pietro Signorelli, Dino Iula, Rosi Riva e Maurizio Quarta. La produzione è a cura di Maurizio Quarta insieme a Rosi Riva.
Fotografia ed effetti speciali IDIGER. Le musiche sono dei Goblin (qui però modificate da Dino Iula).
Il 1999 è l’anno di Macabre, definito dallo stesso regista come il “fratello” di Parata funebre di Christian Arioli. Stando a quanto affermato da Maurizio Quarta, inizialmente i due film facevano parte di un progetto in cui era coinvolto anche Daniel Frevert. Nel cast compaiono solo Christian Arioli e Mara Leoni, quest’ultima a suo agio nell’interpretare una persona deviata. Il film è prodotto (MQ Production) e diretto da Maurizio Quarta che ha curato anche il soggetto e la sceneggiatura come anche i convincenti effetti speciali.
Rimasto in panne, un ragazzo raggiunge una casa dove chiede aiuto alla giovane proprietaria che gli permette di usare il suo telefono per chiamare l’officina meccanica. Curioso, raggiunge una stanza dove all’interno trova un corpo smembrato in stato di decomposizione. La paura è tanta ma anche il pericolo.
Il film è ispirato a Nekromantik e, come il film di Buttgereit, è intriso di un’atmosfera malsana in cui si genera l’amore per la morte, un lieve stato di necrofilia che qui però si trasforma in necrofagia per necessità e poi per vizio. In questo senso, riuscita è la sequenza del flashback che racconta la trasformazione della donna in una necrofaga caratterizzando in modo impeccabile il personaggio.
Il dialoghi (Pino Colizzi e Roberta Paladini), ripresi da altri film, danno quel tocco retrò tanto amato ai fan del cinema degli anni ’80, inoltre dà l’idea di voci fuori campo che attribuiscono al cortometraggio un’atmosfera malsana, quasi da incubo. Le sequenze di smembramento del cadavere e di ingestione di parti decomposte con primi piani insistiti sono d’effetto e riescono a dare un senso di disgusto. Le inquadrature dei particolari e il sudiciume della stanza mettono perfettamente in evidenza una storia malata sulla scia della depravazione.
Protomorphosys 2002, è un film scritto e diretto da Maurizio Quarta e Daniel Frevert. Trattasi di un fantahorror che omaggia Alien 2 sulla terra di Ciro Ippolito (1980). Durante un’escursione nel bosco, un fotografo naturista (Maurizio Quarta) si accorge della presenza di un organismo adagiato sul terreno. Incuriosito, l’uomo si avvicina alla misteriosa creatura per fotografarla ma uno strano liquido proveniente dall’organismo finisce sul viso del malcapitato facendolo fuggire via. Qualche ora più tardi, nel corpo del naturista inizia un inarrestabile processo di metamorfosi che lo trasforma in un mostro feroce.
I lamenti e i suoni mostruosi emessi dal personaggio infetto accompagnano una trasformazione veloce e d’effetto. Il senso dell’udito e quello della vista sono coinvolti a 360° da rumori devastanti e immagini orripilanti. Riusciti gli effetti speciali, indimenticabili quelli nella sequenza dello specchio in cui si riflette un viso che si scioglie letteralmente e dà spettacolo con abbondanti secrezioni e liquidi… una trasformazione che però lascia trasparire anche l’orrore e il dolore provati dal protagonista nel momento in cui assiste inerme alla disintegrazione del suo corpo, tanto da suscitare pena nello spettatore. In questo senso il film ricorda anche L’uomo di cera di William Sachs (1978).
Protomorphosys è un lodevole melting movie, un fanta-horror ben confezionato e d’impatto.
Della produzione si è occupato Daniel Prevert. Nel cast Mike Hudson (Maurizio Quarta), Daniel Frevert, Jessica Bradley, Samantha Jameson.
Editing a cura di MQ Studios. Visual Effects di Maurizio Quarta.
Sacrarium Sect of Hell (2000) e Maniak (2006) sono invece i titoli di due film di cui sono disponibili solo i trailer.
Sacrarium Sect of Hell è la versione rimontata e ridoppiata del lungometraggio Abbazia Sec. XII Rex Inferi di Christian Arioli e che si ispira alla saga dei templari Resuscitati ciechi di De Ossorio.
Un gruppo di amici raggiunge un luogo sacro indicato su una pergamena di cui sono entrati in possesso. Giunti sul luogo risveglieranno i frati, custodi del tempio di una divinità diabolica.
Il trailer ha delle immagini invitanti condite da buoni effetti speciali. Le parti relative ai frati incappucciati che sorgono dal terreno con bigattini nelle orbite sono intrisi del fascino dei film di genere old-style.
Nel cast Samantha Jameson, Mike Hudson (Maurizio Quarta), Valerie Bonnot, Christian Vaughan.
Il respiro affannoso del protagonista apre invece il secondo trailer del film di Maurizio Quarta. E’ Maniak (aka Deeply) e, come si evince dal titolo, è un omaggio al capolavoro di Lustig. Il video mostra scene succulente, piccoli particolari che indicano una rivisitazione personale del film di Lustig. Le particolarità riguardano la trama del film in cui il protagonista ha contratto una rara malattia venerea. Fuggito da un ospedale psichiatrico, l’uomo si illude di poter far regredire la malattia uccidendo le donne, vendicandosi in questo modo del sesso femminile che lo ha contaminato.
Il video è una carrelata di omicidi effettuati in modo molto interessante. In uno di questi ad esempio l’omicida utilizza un trapano nelle parti intime della vittima per poi eviscerarla a suo piacimento. Il feroce e sadico assassino è interpretato da Maurizio Quarta.
Nel cast anche Mike Anderson e Jessica Bradley. Produzione: Joe Montomoli.
Maniak è un progetto attualmente incompleto, definito dallo stesso regista “molto duro da digerire”. Noi intanto ci auguriamo di poterlo vedere presto.
La casa dei morti viventi – L’iniezione 2 (1997) è il sequel de L’iniezione.
L’orrore è presente sin dalle prime inquadrature di questo brillante lungometraggio. La location è una tetra casa disabitata dove tutti i curiosi che vi si intrufolano saranno uccisi in modi atroci da un uomo, un mad doctor, che effettua strani esperimenti su se stesso per testare un farmaco al fine di curare la malattia di cui è affetto.
Film tetro, in puro stile anni ’80 e dalla storia agghiacciante e contorta in cui spicca la figura del mad doctor che si pratica delle iniezioni in imporbabili parti del corpo. Superba l’iniezione sull’arcata dentale e poi quella all’angolo esterno dell’occhio per far raggiungere in fretta la medicina al cervello.
L’inquadratura dell’occhio schiantato di questa sublime figura rispecchia l’anima in tormento di una persona disturbata. Non è da meno il respiro agghiacciante che diventa una sorta di colonna sonora come lo è il respiro dell’assassino in Maniac (Lustig).
Dolore, pazzia, sangue, metamorfosi e orrore sono gli ingredienti di questo interessante film di Maurizio Quarta che riesce a trasmettere ansia e anche un senso di fastidio per via delle riuscite sequenze dell’ago della siringa infilzato nell’occhio. Per non parlare poi delle intense scene splatter condite da ottimi effetti speciali e in particolare l’accetta conficcata in testa e quella alla gola delle vittime che, indifese, soccombono alla ferocia dell’omicida. Da manuale tutto ciò che succede nel seminterrato, dove, tra omicidi, trasformazioni ed esperimenti, lo spettatore avrà di che nutrire la sua fame horror.
Nella personalissima opera di Maurizio Quarta si scorgono omaggi a Paura nella città dei morti viventi, ma anche ad Antropophagus di Joe D’amato per quanto riguarda gli intestini vomitati per il primo e poi l’ingerimento degli stessi per il secondo. E soprattutto, l’aspetto finale del mad doctor nascosto nel seminterrato ricorda il Dr. Freudstein di Quella villa accanto al cimitero di Fulci. Tributi al cinema di genere italiano inseriti all’interno di una pellicola convincente, permeata dallo stile inconfondibile di Maurizio Quarta.
Ottime le sequenze degli omicidi, arricchite da inquadrature che incorniciano macabri particolari: lame che affondano sul viso per staccarne la pelle, testa capitata, mano mozzata, il tutto reso più marcio e sporco da una fotografia scura in perfetta sintonia con l’anima nera di questo film in cui spicca il vivo colore del sangue.
I particolari succulenti appartenenti alle visioni macabre e uniche di Maurizio Quarta, qui prendono vita grazie ai suoi perfetti effetti speciali e a un’ottima messa in scena che ci proietta in un malsano e orrorifico mondo in cui perdersi.
Il cast è composto da Maurizio Quarta, Davide Beretta, Damiano Speciale, Patrizia Prainito, Katia Prainito, Maurizio Buoso ed Elena Villa.
Gli effetti speciali sono a cura di Maurizio Quarta.
Particolarità: in una sequenza, il protagonista (Maurizio Quarta) si avvicina ad una lapide che riporta il nome di Goen Alfred, stesso nome del protagonista de La Casa – The House.
In definitiva, il cinema di Maurizio Quarta è pervaso da uno stile affascinante che lo distingue, anzi che lo contraddistingue. Oltre al suo ottimo lavoro da effettista, il merito sicuramente va anche alla sua bravura da regista. L’atmosfera retrò che pervade tutte le sue pellicole e che sembra collocarlo al cinema del passato, è una caratteristica preziosa che lo rende unico. La sua filmografia trasuda un amore viscerale per le pellicole del passato, specialmente quelle appartenenti agli anni ’70 e ’80 a cui Maurizio Quarta si ricollega con facilità.
Il budget ridotto non influenza le sue opere, e ne diventa anzi quasi un pregio perché Maurizio Quarta sa ritagliare e raccontare una storia in pochissimi minuti sfruttando le sue capacità nel campo degli effetti speciali.