Dal Messico giunge alla nostra attenzione Purgatory, un cortometraggio horror della durata di circa dieci minuti che si distingue per una regia (molto artistica) e una fotografia (a cura di Carlos Davis Colin) particolarmente eccelse. Premiato con l’award “Best Director” al The Optical Theatre Film Festival 2017, il regista, fotografo e produttore messicano Adrián Landeros (Soul and Mud, Continuos) ha anche preso parte alla stesura dello script insieme a Juan Pablo Elorriaga.
Purgatory (aka Purgatorio) è un esempio di perfezione cinematografica in cui confluiscono altre forme d’arte come la musica e, soprattutto la pittura. Non tralasciando l’horror, il genere a cui questo corto appartiene, Purgatory è un’opera prettamente surreale capace di trasportare lo spettatore in una opprimente dimensione onirica, più precisamente, nel Purgatorio personale dell’anima di un suicida.
Lenti ed eleganti movimenti di macchina iniziali (in cui si lascia intendere, tramite parole e suoni, l’impronta funesta della storia) lasciano poi spazio a inquadrature in soggettiva pregne di virtuosismi tecnici. In questo modo, gli occhi e le orecchie dello spettatore diventano quelli del protagonista: un pianista che, distrutto da una vita fatta di sofferenze, si toglie la vita impiccandosi. Da quel momento, la sua anima sarà condannata a rivivere gli episodi più tetri vissuti attingendo ad una realtà piena di ricordi, simbolismo e demoni interiori. Ad aiutarlo a prendere coscienza della sua situazione, sarà una pittrice molto emancipata che gli racconterà la sua storia e anche la sua fine.
Le inquadrature di Adrián Landeros “capovolgono” stanze, “attraversano” pavimenti e muri, persino oggetti come materassi e tele, penetrando a fondo in ogni singolo oggetto, o meglio, nella materia di cui questo è composto. In questa coinvolgente visuale, contorta e irreale, dove i nostri occhi diventano quelli di un’anima disperata, probabilmente in cerca di redenzione, i flashback evocati dal racconto dell’artista presentano scacchiere che ricordano molte opere di Salvador Dalì mentre l’enorme donna sporca del suo latte materno rievoca le formose figure boteriane. Immagini forti, queste, che fanno da corredo a una dimensione infernale, resa ancora più asfissiante da pianti e lamenti a cui si aggiungono i respiri affannosi e stanchi dello spirito.
Il finale, profondamente amaro e pessimistico, sembra identificare (tramite movimenti di macchina e suoni) l’anima in pena con un uccello impaurito. Metafora, questa, che sigilla per sempre la tragica condizione dello spirito del protagonista, bloccato eternamente nel suo personale e traumatico inferno.
Cupo e asfissiante, Purgatorio è un’atroce e magnifica discesa nel dolore e nella disperazione.
Nel cast: Armando Holzer, Hector Molina, Hector Trejo e Alicia Camps.
Purgatorio è stato presentato in anteprima italiana lo scorso 1° dicembre presso l’Ex Asilo Filangieri a Napoli.