Psyco | Recensione film

PsychoLocandinaUn’impiegata di Phoenix, Marion Crane (Janet Leigh), frequenta di nascosto Sam Loomis (John Gavin). Tuttavia la donna è stanca di questa vita e vorrebbe sposarsi, cercando nel matrimonio la tranquillità e la sicurezza. Marion, attratta dall’idea di realizzare un buon colpo, ruba al suo datore di lavoro 40 milioni di dollari, e fugge dalla cittadina. Passa quindi la notte in macchina, e poi è costretta a cambiarla perché un poliziotto l’ha notata e la sta seguendo. Con la nuova auto d’occasione (e i soldi) riprende la sua fuga, ma sbaglia strada e raggiunge un motel, dove decide di pernottare.
In quel motel, piuttosto isolato, incontra il timido, ma gentile Norman Bates (Anthony Perkins) che le offre la stanza numero 1.
Marion, nel frattempo, è ricercata dalla sorella, Lila Crane (Vera Miles), dal suo datore di lavoro (Simon Oakland), da un detective (Martin Balsam) e, dopo esser stato allarmato dalla sorella, dal suo amante. Tuttavia, Marion Crane non verrà mai più ritrovata, e così le ricerche continuano fino al delirante ed inquietante finale, che svela la triste verità su quanto accaduto a Marion…

Questa pellicola, ha goduto di diversi premi, attribuiti dall’Academy Awards Nomination: miglior regia, miglior attrice non protagonista (Janet Leight), miglior fotografia, scenografia e arredamento.
Nel complesso, il film, oltre che assumere una connotazione giallo-horror, mescola l’amore con l’orrore su un piano narrativo che sconfina, nel finale, verso la follia. Marion desidera ostinatamente la felicità (assieme al suo amante) e questo desiderio, così forte d’amore, da un tocco di dolcezza al personaggio che, tuttavia, a tratti sconfina nella pazzia, quando decide di mettere in opera il suo piano che si conclude con un furto. Il messaggio che si può leggere “tra le righe” sembra quello del destino che non perdona, in quanto le farà incontrare, in quel solitario motel, l’altrettanto solitario Norman Bates. Grazie a questo incontro/scontro, il regista inglese Alfred Hitchcock ci regala la scena più imitata nel cinema, ovvero la celebre sequenza della doccia. Ma, oltre a questo storico esempio di montaggio cinematografico, tutta la pellicola è simbolo di grande tecnica cinematografica. A cominciare da come viene tratteggiato (ed inquadrato) Norman Bates, che è il personaggio principale affetto da gravi turbe psichiche, ma libero di agire indisturbato. Brillante anche la scelta di aver lasciato ampio spazio al personaggio di Marion, tanto quanto a quello di Norman, così che, anche se non inquadrabile come “protagonista principale”, Janet Leigh riveste un ruolo fondamentale per il film. Interessante poi la scelta dell’attrice che non è proprio la classica “bellezza da copertina”, ma una donna attraente, pur se semplice, e un po’ sciupatina. Oltre a queste due figure, è anche ben tratteggiata l’indifferenza del principale di Marion nei confronti della giovane ragazza. Questi, infatti, ha solo l’interesse di recuperare i suoi soldi e per questo ingaggia un detective. Di notevole cura, inoltre, la caratterizzazione dei personaggi, ben sviluppata nel corso dello svolgersi della vicenda.
Dalla prima all’ultima inquadratura il film è capace di incollare allo schermo, anche grazie alla colonna sonora di Bernard Hermann, che è in perfetta sintonia con le immagini che appaiono sullo schermo.

Psycho, tratto dal romanzo di Robert Bloch poi adattato da Joseph Stefano, è consigliato a chi è nostalgico del cinema un po’ datato, e soprattutto a chi vuole visionare una pellicola che rimarrà per sempre nella storia, come vero e proprio capolavoro cinematografico.

Alcune curiosità: l’attrice che interpreta Marion (Janet Leigh) è la madre di Jamie Lee Curtis, che Carpenter consacrerà all’horror con il celebre Halloween.
Mentre la seguenza del detective (Martin Balsam) che precipita dalle scale, è stata citata anche da Dario Argento nell’episodio Il gatto nero (Due Occhi Diabolici), utilizzando lo stesso attore in una circostanza pressochè simile.
Una pietra miliare del cinema thriller.

Recensione di VAMPIRA

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Barbara Torretti
Barbara Torretti
Editor e moderatrice della community di DarkVeins. Appassionata di cinema horror, mi occupo anche di recensioni e di interviste attinenti il circuito cinematografico, musicale e artistico.

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