Phobia è il titolo dell’horror corale prodotto da “Vestra Pictures” di Tony Newton in collaborazione con “The Enchanted Architect” di Domiziano Cristopharo e con “Trash Arts” di Sam Mason Bell. Il film affronta alcune delle fobie più insolite, manifestazioni psicopatologiche che creano disturbi e limitano, anche drasticamente, l’autonomia del soggetto.
Con queste premesse, Phobia scatena un certo tipo di interesse sin da subito proponendo scomodi e drammatici siparietti in cui, i personaggi fobici, si troveranno di fronte alle loro più grandi paure che debilitano la loro quotidianità.
L’idea è geniale, il risultato complessivo forse un po’ meno ma, in definitiva, questo horror collettivo intrattiene anche perché il livello generale è piuttosto discreto.
Phobia coinvolge 16 registi internazionali i quali, nel loro episodio, hanno trattato e sviluppato con originalità una specifica fobia. I segmenti, alcuni riusciti e altri meno (come in tutti i film antologici), riescono, insieme, a creare un’atmosfera di malessere, soprattutto in quegli episodi che sono in grado di mettere a nudo la fobia trattata e a creare un senso di disagio nello spettatore. Non tutti i segmenti infatti, riescono a far trasparire quel senso ansiogeno tipico delle manifestazioni psicopatologiche le quali, purtroppo, fanno parte di quell’orrore veritiero che si riscontra nella realtà. C’è da aggiungere comunque che, viste le direzioni in cui una fobia può incanalarsi, questo film, così strutturato, riuscirà sicuramente nell’intento di “infastidire” il pubblico, facendo luce sulle sue “debolezze”, nascoste o meno che siano.
L’episodio cornice vede protagonista una ragazza che accende la TV e visiona, appunto, gli episodi che compongono Phobia. I titoli di testa (e poi anche quelli di coda) sono accompagnati da una musica accattivante (a cura del compositore indiano Antriksh Bali) che cattura da subito l’attenzione.
Il primo episodio è “Chaetophobia” (paura dei peli e dei capelli) di Lorenzo Zanoni & Alessandro Sisti. Il protagonista è un serial killer che soffre di caetofobia e, per questo, si impegna a sterminare tutta la peluria che ricopre il suo corpo. La sua fissazione per i peli ovviamente scavalca la sua figura per riflettersi anche sui corpi delle sue vittime.
Phobia apre lo show sulle paure con un intenso corto italiano, tra l’altro ben interpretato dal protagonista maschile. Il film riesce a essere lo specchio della caetofobia suscitando stupore e trasmettendo un senso di malessere. Sicuramente uno dei migliori segmenti.
Con Alessandro Pezzali, Marica Cotugnini e Luca Nicolai. Quest’ultimo si è occupato anche della sceneggiatura.
Chris Milewski produce, scrive e dirige invece “Pharmacophobia” (paura di assumere farmaci). I film di questo regista sono profondamente influenzati da Lucio Fulci e, anche in questo corto, riesce a ricreare echi del cinema fulciano. Il risultato è un episodio piacevole che ben inquadra la fobia scelta.
In “Pharmacophobia“, un uomo che ha la fobia delle medicine, accetta di assumere uno sciroppo per curare una febbre devastante. I miglioramenti arrivano subito ma insieme a una fatale sorpresa.
Nel cast: Terry Reilly, Karen Lynn Widoss e Giorgio Bertuccelli (che ha curato anche la colonna sonora insieme a Jim Ishii).
Alessandro Redaelli si occupa della partenofobia (paura delle vergini o di giovani donne). In “Parthenophobia” il protagonista fobico è un attore porno incaricato di girare scene hard con una fan che ha conservato la verginità per lui.
Molto coinvolgente, “Parthenophobia” è un episodio insolito e sorprendente che ben rappresenta la fobia sopracitata corredandola di attacchi di panico, angoscia e allucinazioni.
Nel cast ci sono: Michael Maggi, Elisa Collo, Ernesto Pantaleone e Alessandro D’Alessandro.
“Parthenophobia” è scritto da Ruggero Melis e Alessandro Redaelli.
“Coprophobia” (paura delle feci) riesce a far provare ribrezzo anche a chi pensa di avere “uno stomaco forte”. La storia infatti ruota intorno ad un uomo (Martin W. Payne) che ha paura delle proprie feci e che ha serie difficoltà a evacuare.
La situazione che viene ricreata evidenzia una patologia che limita drasticamente la vita del protagonista. Trattasi di un episodio che, al divertimento iniziale (per il tema affrontato), lascia spazio al disgusto e poi alla drammaticità.
Questo corto è prodotto, scritto e diretto da Jason Impey il quale ha curato anche la fotografia.
Poison Rouge firma la regia di “Misophobia” (paura dello sporco e di essere contaminati). La regista ben propone la paura patologica del contatto con lo sporco.
Il protagonista del suo episodio infatti è un ragazzo (Vincenzo Zaccardi) che applica esagerate precauzioni igieniche, azioni che degenereranno irreversibilmente. Dal corto traspare la fissazione del pulito scatenata dal terrore dello sporco.
Alla sceneggiatura hanno collaborato Domiziano Cristopharo e Tony Newton.
Da sottolineare i riusciti practical effects a cura di Athanasius Pernath e la torbida colonna sonora (Antony Coia).
Il più estremo insieme a “Somniphobia” e “Hemophobia“.
“Misophobia” ricorda molto American Guinea Pig: Sacrifice, sempre di Poison Rouge.
“Mazeophobia” (paura di perdersi) di Dusting Ferguson. È il corto più debole dell’antologia non solo per la regia scialba ma perché incapace di trasmettere quel senso di disagio che invece accompagna le precedenti storie.
Anche l’attore protagonista (che va a destra e manca con l’auto perché incapace di orientarsi) non è all’altezza del ruolo a lui affidatogli.
“Astrophobia” (paura delle stelle o dello spazio celeste). Molto raffinata la regia di Alessandro Giordani che propone una storia romantica dai risvolti tragici e che mette in primo piano la patologia.
In “Astrophobia” un uomo si invaghisce di una ragazza con la quale instaura una relazione. La paura delle stelle e dello spazio celeste però, lo porterà a vivere in isolamento. Da segnalare la buona prova recitativa del protagonista e una musica trasportante.
Domiziano Cristopharo è l’autore di “Mageirocophobia” (paura di cucinare), un corto che ha per protagonista Roberta Gemma, qui nel ruolo di una donna che si lascia sopraffare dalla paura per gli alimenti. Un corto lineare a cui, alle allucinazioni (e anche alle forme) della protagonista e al suo crescente stato di ansia, si aggiunge un pizzico di humour. Il finale è custode di un orrorifico finale inaspettato. Come sempre, molto curati gli effetti speciali (Athanasius Pernath).
Con Roberta Gemma e Mark Thompson Ashworth. La musica è di Antriksh Bali.
Rob Ulitski si è occupato della regia di “Gerascophobia” (paura di invecchiare). Il protagonista infatti è un giovane che vive con ansia (ingiustificata) il processo di invecchiamento verso cui andrà incontro il proprio corpo. La sua paura ovviamente rivelerà un quadro psichiatrico complesso.
Un corto poco coinvolgente e che non lascia ben trasparire le ansie scatenate dalla fobia in questione. Tuttavia il film gode di una inattesa e gradita sequenza finale.
“Politicophobia” (paura dei politici). Tra le paure più insolite c’è anche la fobia dei politici, qui affrontata da Jackson Batchelor. Protagonista è un fobico che delira, ossessionato da tutto ciò che riguarda la politica, comprese le propagande elettorali.
Anche “Politicophobia” rientra nel gruppo dei corti sottotono. La mediocrità con cui è stato realizzato sminuisce la curiosità di conoscere un’insolita paura quale la politicofobia, rendendola, così, poco interessante.
“Somniphobia” (paura di dormire) di Michael J. Epstein e Sophia Cacciola. Anche questa paura si piazza fra le fobie più insolite raggruppate in questo horror corale. Il protagonista di questo corto è un uomo che ricorrerà a tutto, anche a gesti estremi, pur di non dormire.
Corto ben realizzato e che fornisce un quadro ben dettagliato su questa fobia. Chi ne soffre infatti, è convinto di non svegliarsi mai più, di morire nel sonno. Questa convinzione, generatrice di ansia, è ben riscontrabile nel protagonista di “Somniphobia“.
“Somniphobia” è prodotto, scritto e diretto da Michael J. Epstein e Sophia Cacciola.
Nel cast: Michael J. Epstein, Lianne O’Shea e Tyler Sage.
Sam Mason Bell dirige “Oneirophobia” (paura dei sogni), un episodio dalla storia insapore e, per questo sconfinato insieme ai segmenti più scarti dell’antologia. Peccato perché, una fobia simile, se improntata in modo diverso, avrebbe conferito un risultato eccezionale.
In “Oneirophobia” si assiste al sogno di una ragazza che giace nel letto insieme al compagno. Come nella still, l’uomo in nero, che presumibilmente incarna la paura, cerca di trascinare la giovane nel mondo onirico.
“Nyctophobia” di Sunny King affronta la paura del buio e, allo stesso tempo, omaggia i japan horror movie ma con scarso successo.
“Nyctophobia” è un cortometraggio piacevole, con una regia e una fotografia curate ma non è abbastanza incisivo.
La paura del sangue non poteva che essere affrontata da Davide Pesca, regista ed effettista che nei suoi film dà molto spazio al suddetto liquido organico. In “Hemophobia” infatti, a soffrire di questa fobia è proprio la ragazza dell’episodio cornice che, durante la visione di un corpo femminile sanguinante (con conseguente auto-eviscerazione), viene colta da malessere e si lascia travolgere da un attacco di panico che le farà sfuggire la situazione di mano.
Le sequenze splatter sono sempre ben accette, ovviamente se ben realizzate. Questo è il caso di “Hemophobia“, una storia che versa a questo horror corale una buona dose di sangue grazie ai curati practical effects.
Nel finale, inoltre, sono presenti alcuni frame tratti da “Peep Show“, sempre di Davide Pesca.
In definitiva, i segmenti che costituiscono la forza di Phobia sono diversi: “Chaetophobia“, “Parthenophobia“, “Misophobia“, “Mageirocophobia“, “Somniphobia” e “Hemophobia“.
Hanno il loro fascino anche “Pharmacophobia“, “Coprophobia“, “Astrophobia” e “Nyctophobia“.