P.O.E. 3 Pieces Of Eldritch (Italia – 2014) è il terzo capitolo della saga horror P.O.E. ideata da Domiziano Cristopharo e ispirata ai racconti del celebre scrittore, qui reinterpretati e rimodernati. Come i capitoli precedenti P.O.E.: Poetry of Eerie e P.O.E.: Project of Evil, anche questa nuova opera cinematografica è composta da episodi, ciascuno dei quali è diretto da un regista differente che, partendo da un racconto di Poe, sviluppa una storia originale improntandovi il proprio stile.
P.O.E. 3 Pieces Of Eldritch è composto da sei segmenti: Morella di Ricky Caruso (Naftalina); Re Peste di Alessandro Redaelli (“Between Us” in Shock – My Abstraction of Death, Pray for Diamonds); Il Barile di Amontillado di Domiziano Cristopharo (House of Flesh Mannequins, Bloody Sin, Red Krokodil, Doll Syndrome, Phantasmagoria…); Sei tu il colpevole di Francesco Campanini (La casa nel vento dei morti); Ombre di Edo Tagliavini (Bloodline, “La Verità sul Caso Valdemar” in P.O.E. Poetry Of Eerie, “Perdita di Fiato” in P.O.E.: Project of Evil…) e Mai scommettere la testa col Diavolo di Mirko Virgili (Ganja Fiction).
Nel film è presente un episodio cornice (diretto da Domiziano Delvaux Cristopharo) in cui, a introdurre ciascun episodio in uno studio televisivo è Venantino Venantini che, come Caronte, accompagna lo spettatore da un episodio all’altro, verso le rive dell’orrore.
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Morella di Ricky Caruso.
Morella, episodio di apertura, vede come protagonista Morella (Feda Fargas), una donna intenta a fare il trasloco. Tra i tanti pacchi accumulati vi è anche una piccola valigia a cui è particolarmente legata poiché racchiude i ricordi della sua infanzia. Una volta aperta, il passato riaffiora alla memoria risvegliando vecchi ricordi sopiti.
Non passa inosservato lo stile personale del regista che al racconto di Poe allaccia una storia drammatica a cui vengono aggiunte pratiche BDSM (con mistress e slave) che aprono la strada a un percorso deviato, malsano e dalle sfumature horror. L’episodio Morella è scandito da stadi, ciascuno dei quali è incentrato su emozioni e parafilie differenti. Così erotismo, sadismo e masochismo sono le componenti di una storia malsana che affonda le radici negli angoli bui della vita fino a sconfinare in un abbozzo di lieve necrofilia.
Morella è un episodio ben diretto e interpretato. La storia ha un tocco di originalità che punta sul linguaggio del corpo.
La fotografia (Corrado Vasquez e Dario Spoto) dalle tonalità calde e i contrasti tra luci rossastre e fredde, per una contrapposizione tagliente di sensazioni ed emozioni, rimandano alle pellicole di Mario Bava.
A riallacciarsi alle opere letterarie di Edgar Allan Poe è anche uno dei personaggi dell’episodio Morella, ovvero Carlo Usher, il cui cognome ricorda appunto un altro racconto del celebre scrittore, ovvero La caduta della casa degli Usher. Simpatica oltretutto l’idea di far indossare all’attore la T-Shirt Midnight Cult Catania, l’evento curato dallo stesso Caruso. Ben inserita anche la musica (Emiliano Cinquerrui e Fabio Vassallo) che completa un episodio drammatico, fitto di emozioni e confinato in una sfera malsana molto apprezzabile.
Il cast di Morella è composto da Feda Fargas, Gabriele Arena, Rita Salonia, Marta Caudullo.
Produzione Kina snc. Floriana Grasso e Monica Saso sono rispettivamente il produttore e il produttore esecutivo. Lo script è di Irene Catania (Naftalina) ed Elena Minissale mentre la sceneggiatura è dello stesso Ricky Caruso.
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Re Peste di Alessandro Redaelli.
Inghilterra, 1330. Regno di Edoardo III. I due marinai ubriaconi Legs (Antonio Pauletta) e Hugh (Ettore Nicoletti) sbarcano a Londra e raggiungono la taverna dell’Allegro Marinaio. Ubriachi, non pagano il conto e fuggono via ritrovandosi poco tempo dopo per le strade londinesi disseminate da cadaveri. Pian piano però raggiungono una magione, dove in una stanza vi sono alcuni loschi figuri seduti intorno ad un tavolo. Fra loro c’è Re Peste.
La particolarità di questo segmento risiede nell’essere stato trasformato in un’impeccabile e affascinante rappresentazione teatrale, una sorta di recita composta da Prologo: Il vascello affondato; Scena 1: La taverna; Interludio: Le strade di Londra; Scena 2: La corte di Re Peste. Inoltre è l’unico segmento di P.O.E. 3 a non essere stato “rimodernato”.
Come nel racconto di Poe, in King Pest di Alessandro Redaelli è presente anche un pizzico di umorismo. King Pest è uno dei racconti più macabri dello scrittore e il film ne è una degna rappresentazione cinematografica in cui i personaggi del racconto di Poe prendono magicamente e straordinariamente vita.
Calati in fantastici costumi (Marco Tunisi) che li ammantano di inquietante fascino, Re Peste, Regina Peste, Arciduca Pest-Ifero, Duca Pest-Ilenziale, Duca Tem-Peste, Arciduchessa e Ana-Peste, si trasformano in figure incantatrici di un surreale quadro vivente sulla morte. Eccellente anche la sequenza finale in cui la musica accentua la drammaticità della situazione quando gli uomini del banchetto si manifestano come l’orrore della peste. A questo proposito è lodevole il make-up e gli effetti speciali di Athanasius Pernath e Riccardo Grippo ma anche straordinaria è la performance dei protagonisti.
Nota di merito anche per la fotografia di Alessio Sartori che ammanta l’episodio di un piacevole stile retrò.
Emozionante, brutale e macabro, il distinto Re Peste del talentuoso Redaelli è uno sconvolgente specchio dell’omonimo racconto di Edgar Allan Poe. Un film brillante. In assoluto il migliore di P.O.E. 3 che relega Alessandro Redaelli nell’olimpo delle giovani promesse del nostro cinema.
Fanno parte del cast Antonio Pauletta, Ettore Nicoletti, Mattia Stasolla, Amelie Parillon, Francesca Germini, Wayne Abbruscato (Mai scommettere la testa col Diavolo), Toni Pandolfo. A questi si aggiungono anche Massimo Onorato e Francesca Ghezzi, attori protagonisti di Pray for Diamonds, cortometraggio dello stesso Redaelli.
Il film è prodotto da Daniele Fagone, Alessandro Redaelli e Ruggero Melis. Quest’ultimo ha curato anche lo script e la colonna sonora originale.
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Il Barile di Amontillado di Domiziano Delvaux Cristopharo.
In una stanza di un edificio abbandonato, un uomo (Federico Ivan Biagioli) con evidenti segni di percosse, è stato inchiodato al muro. Mentre riacquista la lucidità, si accorge che qualcuno sta murando la porta d’ingresso della stanza…
Il barile di Amontillado è il terzo segmento di P.O.E. 3. e tratta il tema della vendetta. L’episodio si concentra sulla parte finale del racconto originale, prestando particolare attenzione allo stato della vittima, imbavagliata e incatenata al muro. L’atto del murare la stanza è ripreso lentamente e traduce un gesto sadico sia nei confronti della vittima che sta per essere murata viva, che dello spettatore a cui si prospetta una visione claustrofobica.
Nel racconto, la causa per cui Fortunato sia stato murato vivo dall’amico non è nota ma in questo episodio invece è fornito un motivo ben preciso. Se la parola Jesus incisa nella carne del suppliziato e il suo corpo inchiodato al muro rimandano a un significato religioso, la causa della sua condizione, svelata successivamente, invoglia in un certo senso lo spettatore a godere del dolore del protagonista e della fine che gli si prospetta.
Protagonista dell’episodio è il corpo, considerato causa e fonte di dolore e anche simbolo della sofferenza umana.
Inaspettata e apprezzata la sequenza finale di questo segmento in cui il regista fornisce una sua originale visione conclusiva dell’opera. Anche questa volta Domiziano Cristopharo dà una grande prova delle sue abilità registiche con un episodio di alta qualità in cui anche gli effetti speciali (curati sempre dallo stesso regista) sono da ammirare così come anche la fotografia che incornicia una situazione disperata. Un appunto anche sull’attore protagonista, Federico Ivan Biagioli, le cui impressionanti espressioni facciali riescono a trasmettere il dolore provato dal suo personaggio.
L’episodio è scritto e prodotto da Domiziano Delvaux Cristopharo e Federico Ivan Biagioli.
Original soundtrack a cura di Eros Cartechini.
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Sei tu il colpevole di Francesco Campanini.
Henry è scomparso e la polizia contatta il signor Charles Shuttle per interrogarlo. L’uomo confida di essere stato con l’uomo il giorno della sua scomparsa per discutere sull’acquisto di un ex manicomio destinato alla costruzione di un albergo. La polizia interrogherà anche Penny, il nipote di Shuttle, per alcuni indizi che pare incastrerebbero proprio lo zio e lo stesso ragazzo.
Francesco Campanini dirige un episodio a metà tra horror e giallo attenendosi in parte al racconto di Poe. Il film punta sulle magnifiche location, sotterranei compresi, che però non sono state sfruttate a dovere. La storia infatti si srotola in modo piatto non riuscendo a coinvolgere lo spettatore e trascinandosi così verso un finale insipido e dimenticabile. Anche la recitazione, non sempre all’altezza, grava sull’esito del segmento.
Quasi privo della suo lato horror, Sei tu il colpevole assume le sembianze di un tipico film di genere giallo di bassa qualità. Sicuramente il più debole degli episodi.
Il cast è composto da Martin Webster, Giacomo Boselli, Paolo Campanini, Luca Magri, Mirko Cassiani, Daniele Nadal, Riccardo Zilioli e Xenia Bertolotti. Della produzione del film si è occupato lo stesso Campanini, mentre la sceneggiatura è di Gianluca Calabria. Fotografia di Cristian Ferrari e colonna sonora originale di Matteo Ramenzoni.
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Ombre di Edo Tagliavini.
E’ la storia di una ragazzina (Lumi Tagliavini) che, messa da parte da coetanei e adulti, diventa amica della sua stessa ombra.
Scritto e diretto da Edo Tagliavini, Ombre si discosta completamente dal racconto Ombra di Poe a cui è ispirato.
Il regista fornisce una storia stravolta e quasi amputata dalla parte horror di cui invece è invaso il racconto dello scrittore americano. La storia di questo segmento è dunque più semplice e si concentra sull’amicizia tra una bambina e la sua ombra.
L’episodio mette in risalto la solitudine della ragazzina sia fuori che dentro casa dove tra l’altro svolge le mansioni di un’adulta. Più che un episodio dell’orrore potrebbe essere considerato un segmento drammatico con un risvolto sovrannaturale che in un punto del film attinge anche al cinema horror orientale.
Interessante l’utilizzo del fish eye in alcune sequenze con la piccola protagonista anche se il suo uso intensivo smorza il potenziale terrifico del segmento.
Nel cast di Ombre: Lumi Tagliavini, Rita Fedozzi ed Edo Tagliavini.
La musica originale è di Sara Ardizzonni e Lumi Tagliavini.
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Mai scommettere la testa col Diavolo di Mirko Virgili.
Toby Dammit è uno stunt americano diventato famoso in rete per i suoi video violenti che lo vedono protagonista ed è idolatratato dai più giovani che lo prendono troppo sul serio imitando le sue performance e mettendo così in bilico la propria vita. In cerca di fama, Toby avrà la sua opportunità quando incontrerà il produttore Luke Astor in un locale.
Virgili dirige un film decisamente coinvolgente, con una storia originale che non perde mai di vista il cuore del racconto originale.
L’episodio gode tra l’altro anche di buona prova recitativa che raggiunge l’apice nella sequenza del bar dove hanno luogo dialoghi molto interessanti a cui prende parte Frank Laloggia (nel ruolo del produttore). Sebbene il crescendo lasci presagire un finale ricco di autolesionismo con picchi di sadomasochismo, la storia accompagna lo spettatore verso un risvolto facile e non molto soddisfacente.
La musica a cura di Kristian Sensini e Andrea Neri inoltre mantiene alto il livello di tensione nel film. Lodevole episodio prodotto e diretto da Mirko Virgili. Solida la sceneggiatura a firma di Filippo Luciano Santaniello (lo sceneggiatore di Bloody Sin).
Il cast è composto da Wayne Abbruscato (King Pest), Arian Levanel (Bloody Sin), Rene Salazar Batista, Aurora Kostova (Doll Syndrome), David Galoni, Marian Migahed, Yong Qiang, Frank Laloggia (special guest).
Domiziano Delvaux Cristopharo si è occupato dell’editing e della fotografia di questo interessante episodio.