In A Lonely Place (Italia – 2016) è un thriller psicologico con venature horror, opera prima di Davide Montecchi. La regia colpisce sin dalle prime sequenze per la sua eleganza, così come la raffinata fotografia (Fabrizio Pasqualetto) che sembra avvolgere la location decadente e i due protagonisti in una dimensione senza tempo.
Il risultato è una visione poetica, quasi surreale, di un amore deviato, quello di Thomas per Teresa. Le sue prime parole, pronunciate in modo ossessivo, sono “I love you so much”. Questa frase risuona come un eco nella spoglia stanza di un albergo in disuso, lasciando gli indizi per una storia sulla solitudine e sull’amore ma anche sul morboso attaccamento verso la persona amata e sul sentirsi diversi.
Trama: Thomas (Luigi Busignani) ama segretamente Teresa (Lucrezia Frenquellucci) da sempre. Un giorno la invita a raggiungerlo nell’hotel abbandonato di famiglia per un set fotografico. Qui lui ha intenzione di farle un regalo speciale.
L’anima di In A Lonely Place è il rapporto fra due individui diversi (lui innamorato e lei invece non sa cosa sia l’amore) e sul suo evolversi all’interno di una location spoglia come l’anima degli stessi protagonisti ma abbastanza predisposta, proprio come questi, a ricevere il “cambiamento”. I ruoli infatti si invertono, mutano, fino a raggiungere quello che è l’obiettivo per il protagonista: portare la sua amata ad accettare se stessa, aiutarla a comprendere chi sia e farle raggiungere la sua vera essenza attraverso un percorso angosciante e doloroso.
Tutto questo però avviene troppo lentamente. Le lunghe carrellate, le panoramiche, i lentissimi movimenti di macchina, i diversi primi piani ai volti dei protagonisti illuminati da una luce fioca sono, senza dubbio, indice di una buona conoscenza dei mezzi.
In A Lonely Place è un thriller psicologico elegante e ben curato ma che tuttavia diventa, col proseguire della storia, molto soporifero. Le sequenze e le frasi ripetute ossessivamente intaccano la riuscita del film rendendolo monotono e, per certi versi, irritante (le urla improvvise del protagonista ad esempio) e proseguire fino alla fine della visione diventa quasi una tortura.
Si ha dunque la sensazione di visionare un film esteso forzatamente a lungometraggio anche a causa di una sceneggiatura (Davide Montecchi ed Elisa Giardini) abbastanza diluita. Pertanto, In A Lonely Place risulta più che altro un esercizio di stile fine a se stesso ma che comunque segna un buon esordio per Montecchi.
I fan dell’horror potrebbero non apprezzarlo.
Notevole l’interpretazione di Luigi Busignani.
Sofisticate anche le musiche originali di Andrea Felli, in linea con il film.