Interessi finalizzati alla realizzazione di un complesso turistico, da parte di un architetto, attorno ad un Isola caraibica, conducono un gruppo di persone in una sperduta regione delle Antille, governata da antiche credenze e rituali pertinenti al Voodoo. La presenza evanescente di una presunta “Divinità” (Laura Gemser) e la manifestazione di alcuni cadaveri apparentemente ritornati in vita, metteranno a dura prova il gruppo, stabilitosi (con finalità meramente speculative) sul luogo “maledetto”; luogo destinato a tutt’altro che divenire posto di attrazione turistica, come nelle intenzioni iniziali dei malcapitati…
Strepitosa incursione di Massaccesi nei territori dell’horror/erotico, sulla falsariga dei celebri fumetti allora in voga (Oltretomba, Terror). Il film, con titolo di lavorazione La Regina degli Zombi, venne poi rielaborato e pompato in versione hardcore (anche se non è dato di sapere quanto, della versione più esplicita sul lato sessuale, fosse già scritto in sceneggiatura da Luigi Montefiori, all’epoca braccio destro di Massaccesi) circolando con diversi titoli, atti a metterne in evidenza la componente sessuale.
Il valore dell’opera, snaturato da un titolo “fallace” come Le Notti Erotiche dei Morti-Viventi (titolo più celebre tra i vari altri affibbiati dalla produzione), è dato in primo luogo da un plot molto simile a quello del più noto Zombi 2 (un marinaio che conduce su un Isola, per vari motivi, una coppia), nonché da buone trovate di regia e da un finale nettamente horror.
Sicuramente, come del resto buona parte delle produzioni firmate da Joe D’Amato in questo periodo, si tratta di un oggetto difficilmente classificabile (e non solo per il fatto che circola in doppia versione, cut ed uncut, cioè a dire più o meno hard): sia perché se analizzato sul versante dei contenuti hard (una fellatio, un accoppiamento e varie scene di masturbazione femminile) rappresenta un esempio pioneristico (e d’altro canto sarà proprio D’Amato a “fregiarsi” del titolo di regista del primo porno italiano, dell’anno seguente, e quasi con il medesimo cast, Sesso Nero) e tutt’altro che sterile e fine a se stesso (come sarà per le successive produzioni, anche realizzate dallo stesso autore); sia perché sul versante dei contenuti horror non lesina in sequenze splatter e gore (di efficace riuscita sul piano visivo).
Siamo di fronte ad un buon esempio di cinema, che coniuga perfettamente, con gusto e circoscritta calibrazione di stimoli, momenti di tensione ad altri di erotismo inserendo sia da un lato, che dall’altro, scene eccessive, ma sempre finalizzate ad amplificare il climax del film.
Ottimi gli effetti speciali, essenziale, ma efficace, la colonna sonora (opera di Marcello Giombini, aka Pluto Kennedy), incredibilmente bravi gli attori (se pensiamo che sono tutt’altro che preparati in tal senso), buona la tecnica di ripresa (a cura di Enrico Biribicchi) e curiosa l’atmosfera complessiva della pellicola. Il tutto, realizzato con costi di produzione pressochè irrisori.
Alcune fondamentali note sul cast e sulle versioni del film: il protagonista principale, Mark Shannon (vero nome Manlio Cersosimo) è stato il primo vero pornoattore italiano e, se digitate su un qualunque motore di ricerca il suo nome, resterete esterefatti per la mole di pellicole “interpretate”; ma è anche un simbolo: quello dei film realizzati in duplice versione e circolanti in modello “edulcorato” –o soft che dir si voglia- e dei primi incredibili esempi di “cinema a luci rosse”. Parte di questa produzione (che investe non solo l’horror, ma tutti i film di genere italiani) è ancora tutta da decifrare e interpretare, essendo spesso frutto di posticci e illeciti inserti, con controfigure, spesso all’insaputa degli stessi attori. Il personaggio interpretato da Shannon in questo film, lo ritroveremo anche nella consimile produzione (sempre a sfondo caraibico) che va da Sesso Nero ad Orgasmo Nero: perché Joe D’Amato ha sempre tenuto a pari livello l’horror (ed il thriller) con l’erotico, miscelandone con cura – e riuscita- gli ingredienti.
Lucia Ramirez, invece, nativa del posto, venne reclutata per l’occasione, prestandosi da subito (per poco e senza tante inibizioni) a recitare sequenze hard tout-court, per tutto il ciclo diretto da Massaccesi. Luigi Montefiori, pur apparendo in queste produzioni (come nell’esplicito Porno Holocaust), non si è mai esposto a livelli “duri”, così come la bella Dirce Funari, che in più occasioni ha dichiarato di non avere mai operato alcuna fellatio “reale” (in relazione a Porno Holocaust), ma simulata, piuttosto, con un membro fittizio…
Laura Gemser (più nota come Emanuelle) deriva dalle precedenti pellicole del regista (e lo seguirà anche a distanza di anni, nelle produzioni, occupandosi –dietro la m.d.p.- dei costumi).
Ed ora il mistero delle varie edizioni: la versione uncut del film (ad esempio quella della Lamberto Forni), contenente gli inserti hard, ha una durata complessiva di 104 minuti, mentre si ha per certo che quella circolante come Le Notti Erotiche (Avo film), pur avendo eluso dal titolo i “morti-viventi”, è epurata delle scene di sesso (e non del gore!) e dura 88 minuti.
A seconda della sensibilità dello spettatore scegliere l’una o l’altra: ma senza dubbio da vedere, per rendersi conto della genialità creativa, produttiva e realizzativa del grandissimo (e indimenticabile) Joe D’Amato…
Recensione a cura di Undying1