Intervista a Luigi Siviero, autore di “Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l’incubo”

luigi-sivieroIntervista a Luigi Siviero, scrittore italiano classe 1977, autore di diversi saggi, fumetti, poesie e racconti. Nel 2012 scrive “Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l’incubo (Edizioni NPE)”, un libro che contiene un’analisi del Dylan Dog di Tiziano Sclavi corredata da un’intervista al creatore dell’indagatore dell’incubo.
Nel 2016 esce la seconda edizione del suddetto libro (sempre NPE), riveduta e aggiornata da Luigi Siviero. Sempre quest’anno lo scrittore ha vinto il Premio Fogazzaro nella sezione Microletteratura e social network – Premio speciale umorismo.
Nell’intervista facciamo qualche domanda a Luigi Siviero per conoscere meglio sia l’autore che per avere più informazioni sui suoi due saggi dedicati a Dylan Dog.

DV: Ciao Luigi, parlaci un po’ di te.
L. S.: Mi interesso da sempre di fumetti. Nel lontano passato ho curato un paio di blog di informazione sui fumetti quando il vocabolo “blog” era ancora praticamente sconosciuto in Italia. A quel tempo scrivevo anche recensioni per il sito Fumetti di Carta e per il blog House of Mystery. A un certo punto la voglia di occuparmi di informazione sui fumetti è venuta meno per vari motivi e ho preferito concentrarmi sulla critica. I libri sui fumetti che ho scritto sono Analisi del fumetto. La composizione delle coppie di tavole (Abigail Press, 2007), Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l’incubo (NPE, 2012), Dall’11 settembre a Barack Obama. La storia contemporanea nei fumetti (NPE, 2013) e Sherlock Holmes. L’avventura nei fumetti (ProGlo Prospettiva Globale, 2016). Sono molto contento anche dei contributi che ho scritto per l’antologia Garth Ennis. Nessuna pietà agli eroi e per il catalogo della mostra Interni immaginari dedicata ad Ausonia.
Da qualche tempo scrivo anche poesie e narrativa. Oltre a essere stato pubblicato in diverse riviste e antologie, nel 2016 ho vinto il Premio speciale umorismo della sezione Microletteratura del Premio Fogazzaro.
Faccio anche teatro, ma sono solo un principiane alle prime armi. Da tre anni frequento i corsi di recitazione della scuola di teatro Spazio 14 di Trento diretta dalla regista Elena Marino e dall’attrice Silvia Furlan. Inoltre faccio prove con un altro gruppo diretto da Luca Buonocunto che sta preparando uno spettacolo basato su Moby Dick.

DV: Com’è avvenuto il primo incontro con Dylan Dog?
L. S.: Una cosa curiosa è che ho un ricordo vivido di quando ho letto alcuni albi di Dylan Dog. Il primo, I conigli rosa uccidono, lo ho letto durante una vacanza studio in Austria fra la terza media e la prima superiore. Un altro ricordo è legato a Partita con la Morte, letto in ospedale mentre ero in coda per farmi togliere una doccia gessata che mi era stata applicata in seguito a un infortunio gravissimo al ginocchio. Posso datare con ottima approssimazione alcuni avvenimenti della mia vita leggendo la data di uscita dei fumetti!

DV: Com’è nata la tua passione per la scrittura? Cosa ti ha spinto poi nel tempo a scriverne un saggio, nel 2012, dal titolo “Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l’incubo”?
L. S.: La passione per la saggistica è nata leggendo uno dei capitoli di Apocalittici e integrati di Umberto Eco. Mi riferisco al capitolo in cui viene analizzata la prima tavola della striscia Steve Canyon di Milton Caniff. Infatti i miei primi tentativi di scrivere testi approfonditi sui fumetti andavano in quella direzione. In particolare mi ero appassionato ai modi in cui i fumettisti possono costruire e mettere in relazione tra loro due distinte tavole di un fumetto. I primi articoli su questo argomento pubblicati in rete erano “lievitati” un poco alla volta diventando un libro intitolato Analisi del fumetto. La composizione delle coppie di tavole.
Un altro mio punto di riferimento iniziale era stato il libro I linguaggi del fumetto di Daniele Barbieri, nel quale il fumetto veniva messo in relazione con altri linguaggi come teatro, cinema, musica e così via. La cosa che mi attirava non era tanto continuare l’esplorazione degli apporti dati dagli altri linguaggi al fumetto (argomento comunque molto interessante), quanto capire quali caratteristiche fossero tipiche del fumetto e lo rendessero tale.

DV: Puoi parlarci dell’edizione 2012 di Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l’incubo? Perché hai scelto proprio Dylan Dog? E Sherlock Holmes?
L. S.: Quando ho iniziato a scrivere il libro nel 2010 ancora non sapevo se sarei stato in grado di portarlo a termine. Prima di allora avevo scritto solo recensioni, testi tutto sommato brevi e un unico libro lungo solo una novantina di pagine (Analisi del fumetto. La composizione delle coppie di tavole). In questo breve libro mi ero occupato di una varietà davvero eterogenea di fumetti che comprendeva le opere di Mitsuru Adachi, Georgie di Mann Izawa e Yumiko Igarashi, una storia dei Fantastici Quattro di Barry Windsor-Smith, Rat-Man di Leo Ortolani, Mazinger Z di Go Nagai e Gosaku Ota, la graphic novel Arkham Asylum di Grant Morrison e Dave McKean e il Dylan Dog di Tiziano Sclavi.
Il fatto di essermi già occupato, seppur brevemente, di Grant Morrison e di Tiziano Sclavi mi aveva spinto a ipotizzare di scrivere un libro su uno dei due, perché pensavo che i testi scritti per Analisi del fumetto. La composizione delle coppie di tavole sarebbero stati delle pezze d’appoggio che mi avrebbero potuto dare sicurezza. Poi fra i due la scelta è caduta su Sclavi e sul suo Dylan Dog.
Avevo ipotizzato di scrivere un libro sui fumetti di Morrison oppure sul Dylan Dog di Tiziano Sclavi anche perché si trattava di opere che apprezzavo davvero tanto e che mi davano l’impressione di fornire spunti di riflessione interessanti e stimolanti. “Se devo immergermi per mesi o anni in determinati fumetti” mi ero detto, “è meglio che siano fra quelli che ritengo più validi e appassionanti”.
Non avevo una tesi di partenza da vagliare e verificare nel libro. Lo ho costruito un po’ alla volta mattone dopo mattone.
Per quanto riguarda Sherlock Holmes, invece, non ho stabilito fin dall’inizio di occuparmene in uno dei capitoli del libro. Il titolo del saggio, addirittura, è stato deciso per ultimo e non da me (per il titolo, che mi piace molto, devo ringraziare l’inventiva del supervisore Carmine Treanni), quando ormai avevo scritto l’intera opera.
Sherlock Holmes è presente nel libro perché rileggendo uno dietro l’altro tutti gli episodi di Dylan Dog scritti da Sclavi mi ero accorto che c’erano molti riferimenti al detective vittoriano e che quasi sempre Sclavi sembrava voler prendere le distanze dal personaggio di Doyle. Incuriosito dalle tante citazioni sherlockiane, mi sono chiesto perché Sclavi aveva costruito Dylan Dog come un’antitesi di Sherlock Holmes, e da lì è nato uno dei capitoli del libro.

dylan-dog-e-sherlock-holmes-luigi-sivieroDV: Da poco invece è disponibile (sul sito ufficiale della casa editrice NPE), la seconda edizione di Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l’incubo. Da cosa nasce l’esigenza di questa riedizione e da cosa differisce rispetto alla prima?
L. S.: La prima edizione del libro era esaurita e credo che la casa editrice abbia (giustamente) approfittato del trentennale di vita editoriale del personaggio per riproporlo. La nuova edizione è simile alla prima: non ho rivoluzionato nulla. Ho aggiunto delle piccole cose che mi erano sfuggite quando ho scritto la prima versione, ho fatto qualche correzione e ho aggiunto le poche novità sul Dylan Dog scritto da Tiziano Sclavi che sono venute alla luce dal 2012 a oggi. Purtroppo i due nuovi episodi della serie mensile scritti da Sclavi escono a fine ottobre 2016 e nel 2017, quindi nel libro ho solo potuto fare un cenno alla loro pubblicazione senza però entrare nei dettagli.

DV: A chi è dedicata questa guida al mondo di Dylan Dog?
L. S.: Che sia dedicata in primo luogo a chi apprezza i fumetti di questo personaggio è scontato. Io spero che il libro possa essere utile e interessante anche per chi si interessa ad altri campi e vuole leggere qualcosa che riguardi proprio quei campi. Mi riferisco in particolare alla letteratura gialla: nel mio libro ho messo Dylan Dog in relazione con la letteratura gialla e con l’evoluzione che ha avuto questo genere narrativo nel corso del tempo. Dal momento che il Dylan Dog di Sclavi è un’opera difficile, se non impossibile, da inquadrare in un genere (l’etichetta di “fumetto dell’orrore” gli sta stretta e dice davvero poco di cos’è Dylan Dog) spero anche di avere come lettore qualcuno che voglia capire per quale motivo Dylan Dog è stato una componente fondamentale della cultura italiana e cosa si possa capire e imparare leggendo quel fumetto.

DV: Come festeggerà il 31 ottobre un appassionato di Dylan Dog?
L. S.: Il 31 ottobre avrei dovuto presentare il mio libro a L’Aquila Horror Film Festival. Purtroppo il festival è stato rinviato a causa delle scosse di terremoto che hanno colpito l’Italia centrale nei giorni scorsi. Penso quindi che mi dedicherò ad attività più classiche. La notte di Halloween potrei indossare una maschera da clown e spaventare i bambini che chiedono “dolcetto o scherzetto”. Magari potrei anche aggredirli!

DV: Per quanto riguarda il cinema horror, quali sono i film preferiti? Cosa pensi di Dellamorte Dellamore (1994) di Michele Soavi?
L. S.: Non dico che per me Nightmare è sinonimo di film dell’orrore, ma siamo lì. Era la serie di culto negli anni Ottanta! Altri classici che ho apprezzato sono Zombi di George A. Romero e Non aprite quella porta di Tobe Hooper. Di recente mi sono piaciuti tantissimo i film di Rob Zombie, fatta eccezione per Le streghe di Salem.
La cosa che ricordo meglio di Dellamorte Dellamore sono le tette di Anna Falchi. Del resto avevo 17 anni quando è uscito il film…
Il romanzo di Tiziano Sclavi mi è piaciuto tantissimo e mi pare che era fatto bene anche il film.
Un altro ricordo risalente al 1994 è che in tanti lo avevano scambiato per il film di Dylan Dog. In particolare ricordo una zia convintissima che Dellamorte Dellamore fosse tratto dai fumetti. Non c’era verso di convincerla che con Dylan Dog non c’entrava nulla… E così era per molti altri…

DV: Progetti futuri?
L. S.: A Lucca Comics & Games 2016 sono stati presentati il mio nuovo libro intitolato Sherlock Holmes. L’avventura nei fumetti e l’antologia Daryl Dark – Stagione due che contiene un fumetto di 24 pagine sceneggiato da me e disegnato da Simone Michelini.
In futuro mi piacerebbe vedere stampato il mio libro su Grant Morrison. Vorrei anche continuare a scrivere narrativa e fumetti. È praticamente certo che scriverò di nuovo Daryl Dark, ma sarebbe bello occuparmi anche di altro.

DV: Un saluto a Luigi e un ringraziamento per il tempo che ci ha dedicato.

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