Intervista a Richard Raaphorst, il regista di Frankenstein’s Army

richardUna piacevole chiaccherata con il regista olandese Richard Raaphorst. L’intervista verte su Frankenstein’s Army, il suo geniale film nazi-horror che mischia scienza, guerra e mostri biomeccanici.

L: Ciao Richard, parlaci di te.

R: Sono guidato da un’ispirazione oscura. Mi sono laureato alla scuola di belle arti, ho iniziato la mia carriera come pittore classico, sono diventato storyboarder per pubblicità e per film e ho percorso la mia strada fino a diventare regista.

L: Cosa hai diretto prima di Frankenstein’s Army? Quando e cosa ti ha fatto entrare nel mondo del cinema?

R: Ho diretto alcuni videoclip, spot pubblicitari e un paio di corti. Voglio sempre arrivare il più in alto possibile e il mio sogno è quello di realizzare le mie fantasie: dalla pittura, a vere e proprie messe in scena e magari in futuro alla realizzazione di interi mondi.

L: Worst Case Scenario ha ricevuto una nomination ai Golden Trailer Awards. Puoi parlarcene?

R: E’ frutto della mia passione e di quella del mio collaboratore Bart Oosterhoorn, e comunque nessuno di noi ha mai pensato che i nazi zombie avrebbero suscitato così tanto scalpore. Ormai avevamo già perso l’interesse.

L: Posso dire che Frankenstein’s Army è nato dalle ceneri di Worst Case Scenario?

R: Certamente, sebbene sia un mondo completamente nuovo con nuovi personaggi e con una nuova storia.

frankenstein'sL: Frankenstein’s Army è il tuo primo lungometraggio. La tua opera mischia temi come la fine della Seconda Guerra Mondiale, nazisti, mad doctor e soldati biomeccanici. Come ti è venuta questa idea?

R: Potevo scegliere di concentrami su due idee differenti. Una di queste era la storia sulla Seconda Guerra Mondiale, l’altra invece su Frankenstein. Poi ho pensato di mischiarle entrambe in un’unica idea e voilà, ecco fatto!

L: Gli ibridi uomo-macchina o “zombots” sono le creazioni più originali che siano mai state realizzate. Mosquito Man, Eva Zombot, Propeller-Head, Zompot, sono solo alcuni dei mostri biomeccanici che tu stesso hai progettato. Puoi parlarcene? A cosa ti sei ispirato per i tuoi personaggi?

R: La mia fonte di ispirazione è l’istinto e volevo che gli zombot apparissero come giocattoli giganti. Giocattoli da guerra per così dire. Quindi… ho avuto l’idea di trasformare il padre di Frankenstein in un produttore di giocattoli e ho usato i giocattoli come ispirazione. Action figure giganti!

L: Chi è il tuo nazi-zombie preferito?

R: Il mio preferito è Zompot. E’ l’R2-D2 dell’inferno.

L: La location della miniera è fantastica. Puoi dirci qualcosa su questo posto?

R: L’idea iniziale era che la storia si sarebbe dovuta svolgere in un villaggio abbandonato, ma poi durante la ricerca della location ci siamo imbattuti nella miniera, un luogo pazzesco. Abbiamo cambiato lo script collocando la storia nella nuova location. “Willy Wonka, eat your heart out!”

armyL: Perché il “found footage”?

R: Volevo creare una sorta di videogame in cui lo spettatore diventa il protagonista della storia. La parte del film che preferisco è il momento in cui non ci sono attori e corriamo per i corridoi esplorandoli.

L: C’è la possibilità di un sequel di Frankenstein’s Army?

R: C’è sempre la possibilità di un sequel, prequel, spin off o rip off.

L: Qual è il tuo prossimo progetto?

R: Il mio prossimo progetto contiene molta materia oscura e antimateria. Una specie di virus che trasforma la gente in antimateria.

L: Lascia un tuo messaggio al mondo.

R: Abbandonate i programmi e facciamo l’inaspettato!

L: Grazie per averci concesso questa intervista Richard!

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Barbara Torretti
Editor e moderatrice della community di DarkVeins. Appassionata di cinema horror, mi occupo anche di recensioni e di interviste attinenti il circuito cinematografico, musicale e artistico.

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