Se amate il mondo del dark e del gotico, se siete appassionati di racconti di genere allora non dovete perdervi l’intervista a Mariarita Cupersito, scrittrice e modella alternativa che vanta tantissime collaborazioni con riviste italiane ma soprattutto estere.
L: Chi è Mariarita Cupersito?
M: Davvero un’ottima domanda, a cui non credo di saper rispondere in maniera esaustiva, ma proviamoci! Mariarita Cupersito è una contraddizione vivente, un’anima inquieta ma ben felice di esserlo. Una ragazza che ama il dark e il macabro, le carnagioni diafane e l’abbigliamento gothic, ma che veste sempre in jeans e maglietta e adora abbronzarsi. Ha una passione sfrenata per il cinema, la musica, la letteratura e in generale per tutto ciò che concerne l’horror, ma poi ha paura del buio. È pigra e refrattaria a ogni tipo di sport ma non esita a lanciarsi in attività estreme ogni volta che ne ha l’occasione. E’ un’ex bambina che progettava di lavorare in un’agenzia di pompe funebri ma che poi piangeva disperata quando nel film Disney “Il Re Leone” moriva Mufasa. Ciò le ha fatto maturare dubbi sulla sua vocazione, così ha preferito dedicarsi ad altro e studiare giurisprudenza. Scelta giusta o sbagliata? Solo il tempo potrà dirlo.
L: Quando nasce la tua passione per la scrittura?
M: Il mio debutto nel mondo della scrittura è avvenuto molto presto ed è stata una naturale conseguenza del mio sconfinato amore per la lettura, che da sempre mi accompagna. Tuttavia, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, ho scoperto a mie spese che essere una lettrice onnivora non mi permette di cimentarmi in qualsiasi tipo di storia in veste di scrittrice: quando si tratta di creare personaggi, situazioni, intrecci e interi universi partendo dal nulla, le inclinazioni personali vengono prepotentemente a galla e definiscono lo stile, unico e riconoscibile, di quell’autore. Io non costituisco eccezione: tutti i miei testi si caratterizzano per la forte componente psicologica, spesso deviata, dei personaggi che scaturiscono dalla mia penna. Soggetti sull’orlo della follia che non conoscono la differenza tra bene e male e che commettono con disinvoltura crimini efferati, sempre però convinti di essere assolutamente nel giusto. Nel corso degli anni, questi dettagli narrativi sono rimasti costanti in tutti i miei scritti. Non ho invece molta simpatia per gli elementi fantasy, che raramente inserisco nelle mie storie; preferisco indagare gli abissi dell’animo umano restando nel campo del razionale, fornire una spiegazione finale anche per gli eventi che sembrano più irreali e marcare il fatto che ciò che è davvero terribile e spaventoso non è qualche spauracchio nascosto nell’ombra, ma l’essere umano stesso.
L: A soli sedici anni sei stata premiata da Andrea G. Pinketts in occasione del Concorso “Mini giallo dell’anno” indetto dalla Pro-loco di Atena Lucana (SA). Cosa ci racconti di questa esperienza?
M: A posteriori posso dire che si è trattato di un debutto in grande stile, di cui però non avevo appreso pienamente la portata. Beata gioventù! Ricordo ancora quando la prof lesse in classe l’avviso che pubblicizzava quel concorso per studenti della mia zona e pensai “perchè no? Proviamoci!”. Mi misi in gioco con un racconto molto “American-style” scritto per l’occasione, una storia tra il giallo e l’horror dal titolo “Morte a Phoenix”. Sapevo che i racconti partecipanti sarebbero stati valutati da Pinketts, ma confesso che all’epoca non avevo ancora idea di chi fosse. Una lacuna che poi ho ampiamente provveduto a colmare! Giusto pochi mesi fa ho preso parte a una trasmissione radiofonica in cui proprio Andrea G. Pinketts ha recensito il mio romanzo breve Vederti Strisciare (definendolo “assolutamente agghiacciante”) ed è stato per me un piacere che le noste strade si siano nuovamente incrociate a distanza di circa dieci anni. Spero non debbano passarne altri dieci per la prossima volta.
Tornando a quel primo concorso per studenti, quando mi arrivò l’invito per la serata di premiazione sperai di essere arrivata almeno tra i primi dieci finalisti e andai lì carica di aspettative. Man mano che la premiazione proseguiva e si saliva verso le prime posizioni, però, il mio entusiasmo calava, dato che l’idea di ritrovarmi in cima e addirittura prima classificata non mi aveva neanche sfiorata. La sorpresa nell’udire il mio nome proprio per ultimo fu indescrivibile, ricordo ancora adesso un paio di amici che mi strattonarono per farmi alzare e andare a ritirare il premio. Una vittoria che in effetti andava contro ogni pronostico: ero la più giovane partecipante in gara e l’unica che non proveniva dal liceo classico, avendo studiato ragioneria. Stranamente, questo traguardo non mi spinse nei tempi successivi a cimentarmi nuovamente nel campo; consideravo quella vittoria poco più che un caso fortuito, un episodio isolato destinato a non avere seguito. Così per diverso tempo mi sono dedicata ad altro, diploma e università in primis. Solo nel 2009, quando gli anni erano già 23, ho ripreso a scrivere racconti e li ho proposti a vari editori, con buoni risultati.
L: Nel 2009 infatti hai vinto anche il concorso letterario nazionale “Poeti e Narratori” organizzato dalla Gds Edizioni con il racconto Lady Catherine. Puoi parlarcene?
M: Rimettermi in gioco dopo tanti anni e con un solo (sia pure illustre) precedente non fu facile. Non conoscendo affatto il mondo dell’editoria e non sapendo in che direzione muovermi, ma ben decisa a tenermi alla larga da ogni forma di editoria a pagamento, ho proseguito sull’unica strada a me già nota: quella dei concorsi letterari. “Lady Catherine”, il racconto che inviai per il concorso “Nuovi Poeti”, è stato il primo dei miei testi ad avere una forte impronta gotica, probabile retaggio delle mie lettue preferite, e non sapevo se questo mi avrebbe avvantaggiata o penalizzata in un concorso letterario aperto alla narrativa in generale; fortunatamente la risposta è stata più che positiva e la GDS edizioni oltre a premiarmi ha pubbicato il mio racconto in un’antologia insieme a testi di altri autori, offrendomi poi di lì a poco la possibilità di realizzare alcune pubblicazioni individuali.
L: Gocce di Cristallo Nero è una raccolta di cinque racconti horror redatta da Gds Edizioni. Di cosa si tratta esattamente? A cosa ti sei ispirata per questo progetto?
M: “Gocce di Cristallo Nero” raccoglie i miei primi racconti in chiave marcatamente gotica, incluso lo stesso “Lady Catherine”. Non era nato originariamente come progetto unitario, infatti ciascuno dei cinque racconti è stato poi pubblicato anche separatamente in varie antologie. Ma una volta messi insieme mi sono resa conto che legavano davvero molto tra di loro, come se un unico filo conduttore unisse le varie storie e personaggi. Così d’accordo con la GDS Edizioni abbiamo deciso di riproporli tutti insieme in un piccolo volumetto che ha poi ricevuto recensioni piuttosto positive, nonostante il genere trattato sia davvero molto settoriale.
L: Nel 2010 – 2011 sei stata la finalista del concorso letterario “Orme gialle”. Come ti ha segnato questa esperienza?
M: Le mie prime vittorie e pubblicazioni mi hanno incoraggiata a continuare, ad affinare la tecnica e ad acquisire maggiore fiducia in me stessa, senza la quale non avrei mai osato partecipare nel 2010 al celebre concorso letterario “Orme Gialle”. Il mio controverso racconto “Sacro Inferno”, che potrei definire un gotico metropolitano, è stato a tutti gli effetti un salto nel buio… riuscito a metà: in quell’occasione infatti non vinsi, ma ebbi comunque la fortuna di essere tra i dieci finalisti e vedere anche quel mio nuovo racconto pubblicato insieme a quelli di vari autori di tutto rispetto.
L: I tuoi racconti vengono tradotti e pubblicati su riviste italiane ed estere (Carpe Nocturne Magazine, Elite Online Magazine, Dark Magazine, Alt Noir Magazine, Gothic Noir Magazine…). Com’è iniziata la collaborazione con i magazine?
M: Per permettere ai miei testi di oltrepassare i confini nazionali, un ruolo determinante è stato svolto dalle varie foto d’ispirazione dark e retrò per cui posavo già da un po’ di tempo e che circolavano sul web riscuotendo un certo successo. Alcune riviste straniere specializzate in tematiche dark, gothic e horror mi hanno inzialmente contattata per pubblicare sulle loro pagine alcune delle mie foto e spesso mi chiedevano un breve testo biografico che corredasse le immagini. Nello scoprirmi scrittrice con una predilezione per il genere gotico, è capitato poi che mi chiedessero se fossi disponibile a pubblicare anche qualcuno dei miei racconti, tradotto a volte da loro (qualora avessero qualcuno di origine italiana nel proprio staff) e a volte da me (ma ho sempre insistito per una loro accuratissima revisione finale, non fidandomi troppo del mio inglese). Inutile dire come tutto ciò sia stato per me un’immensa soddisfazione anche e soprattutto in considerazione del fatto che sia la scrittura che la fotografia devono restare, per forza di cose, attività secondarie rispetto al mio percorso di studi e lavorativo di stampo giuridico che assorbe gran parte del mio tempo e delle mie energie. Questo è uno dei principali motivi che mi portano a scrivere più frequentemente racconti invece che romanzi, i quali richiedono una “gestazione” molto più lunga e complicata (ma con risutati anche molto più soddisfacenti, non posso negarlo!). Da lettrice, invece, preferisco di gran lunga il romanzo al racconto, per le possibilità che offre di approfondire personaggi e situazoni.
L: “Poi venne il buio”, “La colpa di Madeleine” e “Cassandra” sono altri tuoi romanzi editi da Gds. Quale di questi consiglieresti ad un appassionato di letteratura horror? Puoi parlarci di questi tre lavori?
M: Probabilmente “La Colpa di Madeleine” è quello che più si avvicina al genere horror; racconta un’insolita storia di vendetta ambientata tra conventi, bare e cimiteri e il finale si lascia ricordare. “Poi Venne il Buio” è invece un giallo incentrato su una notte brava finita male e per certi versi ricorda il mio primo racconto “Morte a Phoenix”, con un’indagine da risolvere man mano che i morti aumentano. Infine “Cassandra”, che contrariamente a ciò che il titolo lascerebbe supporre non ha nulla a che vedere con la mitologia; si tratta infatti di un thrilller che vede uno psichiatra e la sua paziente impegnati in un lento e reciproco gioco al massacro.
Tre storie diverse ma accomunate da molte costanti: morte, follia, vendetta e crudeltà non mancano in nessuna delle tre.
L: “Vederti strisciare” è un tuo romanzo breve del 2011. Cosa puoi dirci a riguardo? A cosa ti sei ispirata per scriverlo?
M: “Vederti Strisciare” è la storia di due ragazze alle prese con rancori inespressi e ossessioni latenti che spero piaccia a chiunque vorrà leggermi. Dalia e Alba, le due protagoniste, sono l’una il negativo dell’altra; due personalità opposte e incompatibili ma indissolubilmente legate da un filo invisibile fatto di morbose ossessioni e vecchi rancori che strisciano silenziosi.
La situazione precipita quando per una serie di circostanze si ritrovano a convivere nello stesso appartamento: antiche paure riaffiorano dal passato e lo spettro della follia si insinua tra le due. Qualcosa di non detto rischia di avvelenare le loro menti giorno dopo giorno. Anche in questa storia sono presenti molti degli elementi che caratterizzavano le precedenti, a riprova del fatto che non ho alcuna intenzione di allontanarmi dallo stile che ormai mi contraddistingue; questo forse mi preclude nuove categorie di lettori, ma neanche sarei disposta a “tradire” chi mi segue e apprezza fin dagli esordi.
L: Stai lavorando su un altro romanzo attualmente? Se sì, puoi svelarci qualcosa in anteprima?
M: Sì, oltre a vari racconti sto lavorando a un libro dalla tematica piuttosto insolita, ma non voglio rivelare di più. Il lavoro procede piuttosto a rilento per una serie di fattori “esterni” e la storia potrebbe subire delle modifiche anche radicali nel corso del tempo, perciò meglio non mettere troppa carne al fuoco. Se avrete la pazienza di seguirmi, scoprirete di più!
L: Sei anche una modella alternativa. Quando ti sei avvicinata alla fotografia?
M: Il passaggio dalla scrittura alla fotografia è stato quasi immediato: tutto è iniziato grazie a un’amica fotografa che mi ha proposto di realizzare qualche scatto tematico ispirato alle mie storie, poi sono arrivate altre collaborazioni grazie soprattutto al web che mi ha permesso di entrare in contatto con bravissimi fotografi e artisti che hanno usato quelle foto come riferimento per illustrazioni e dipinti.
Ovviamente il mio stile prediletto è sempre quello attinente a tutto ciò che è dark, gothic, retrò.
Le “alternative models”, come vengono definite le ragazze che posano per questo genere di immagini, sono molto in voga in Inghilterra, Germania e America, un po’ meno in Italia dove costituiscono ancora un movimento piuttosto underground presente per mia sfortuna specialmente al nord e al centro.
Le soddisfazioni, anche importanti, non sono mancate: senza tener conto di tutte le volte in cui le foto che mi vedono protagonista sono state pubbliate su riviste e siti web, penso in particolare a quando qualche anno fa una delle mie primissime foto professionali è stata selezionata per comparire sul sito italiano di Vogue; l’anno scorso poi sono stata inserita nel primo volume sulle migliori modelle alternative a cura dell’organizzazione americana The Alternative Model Directory e all’inizio di quest’anno sono stata scelta come testimonial del sito web americano DarkestGoth Magazine per l’intero 2014.
L: Ami lo stile dark e gotico. Perché secondo te?
M: Credo che la predisposizione per l’universo dark sia una cultura, un modo d’essere che va ben oltre l’spetto fisico. Non si sceglie se esserlo o meno: o lo sei, o non lo sei. E’ un’attitudine, una lente attraverso cui filtrare indistintamente tutta la realtà che ci circonda, a prescindere dall’abbigliamento e dalla dimensione estetica, che pure in questo ambito è di notevole fascino. Diciamo che quando le due cose coesistono e si compenetrano è l’ideale!
L: Chi sono i tuoi scrittori preferiti e quelli che hanno influenzato la tua vena scrittoria?
M: Leggo un po’ di tutto, ma amo in particolare le opere di Shakespeare, Baudelaire, Ann Radcliffe, Edgar Allan Poe, Daphne du Maurier, Bram Stoker, Oscar Wilde, Virginia Andrews, Joseph Sheridan Le Fanu, Matthew Gregory Lewis, Henry James, Shirley Jackson e molti altri. Elencarli tutti sarebbe impossibile! Il mio romanzo preferito resta però indiscutibilmente “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas, a mio avviso un capolavoro assoluto. Credo che ognuno dei loro stili, fondendosi con le mie naturali inclinazioni, abbia contribuito a influenzare e formare la mia vena scrittoria.
Inoltre ho una vera e propria mania per alcuni manga giapponesi dalle tematiche dark a me care (Black Butler, Death Note, GodChild e molte opere di Kaori Yuki), nonchè per le storie della coreana Lee-So Young. E sono un’accanita fan di Dylan Dog!
L: Cosa ci dici del cinema horror? Quali figure cinematografiche apprezzi maggiormente? Ci sono dei film di cui non ti stancheresti mai?
M: Qui il discorso potrebbe diventare davvero lungo… Tanto per cominciare, amo molti film di Tim Burton, che per me è praticamente un Dio. Ancora adesso resto affascinata da Edward Mani di Forbice o Nightmare before Christams, ma ho apprezzato anche Il Mistero di Sleepy Hollow, Sweeney Todd, La sposa Cadavere, Dark Shadows etc. Mi piace anche lo stile di Quentin Tarantino, ogni suo film è un piccolo delirante capolavoro. E non dimentichiamo maestri come Kubrick e Hitchcock. Ma più in generale non mi perdo mai una pellicola horror o che comunque regali qualche brivido, da quelle per teenager a quelle più classiche.
Le mie attrici di riferimento sono Christina Ricci ed Helena Bonham Carter, sempre meravigliose.
Film di cui non mi stancherei mai: Shining di Kubrick; I due di Barry Sonnenfeld dedicati alla Famiglia Addams; Dracula di Francis Ford Coppola; Intervista col Vampiro di Neil Jordan; The Others di Alejandro Amenàbar; Le Vergini Suicide di Sofia Coppola; Le Relazioni Pericolose di Stephen Frears; La Casa degli Spiriti di Billie August. Kill Bill di Tarantino.
Fermiamoci qui, è meglio!
L: Quali sono i tuoi progetti futuri?
M: In questi giorni uscirà “Note in Nero”, un libro della EF Edizioni che raccoglie racconti noir legati a vario titolo al mondo della musica. Tra questi vi è il mio “Le Spectre de la Rose”, ambientato nel mondo del balletto russo. Nei prossimi mesi usciranno poi altri miei racconti in vari volumi, articoli su riviste straniere e un breve dossier sul gotico nel mondo dei manga giapponesi, un progetto a cui volevo lavorare da molto tempo. In più sto curando da pochi mesi una rubrica fissa in tema di libri e film gotici per la rivista ameriana Gothic Noir Magazine, che in passato ha pubblicato un mio racconto e alcune mie foto, e spero di continuare a occuparmene ancora per molto tempo.
L: Una tua opinione su questa intervista?
M: E’ stato davvero un piacere rispondere a tutte le vostre domande, spero solo di non essermi dilungata troppo!
L: E’ stato un piacere anche per noi! Lascia un messaggio alla community di DarkVeins e a tutti coloro che leggeranno questa intervista!
M: Grazie a tutto lo staff per avermi dato questa opportunità e a chiunque avrà avuto la pazienza di leggermi fin qui!
L: Grazie a te Mariarita per la tua disponibilità!