Intervista a Luigi Pastore

LuigiLuigi Pastore, il regista italiano di Come una Crisalide, si sofferma a parlare con noi di quello che è stato il suo percorso cinematografico. Dopo il suo primo lungometraggio Come una crisalide, Luigi è attualmente impegnato con il suo nuovo progetto Una lacrima dipinta di nero, film thriller in pre-produzione.

A: Chi è Luigi Pastore?

B: Sono un piccolo imprenditore, padre di famiglia, con la passione per il cinema.

A: Cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo del cinema?

B: Quando ero molto piccolo rimasi sbalordito nel vedere la proiezione di un filmino Super8 su una parete bianca. Era qualcosa di magico. Tempo dopo trovai in cantina una piccola cinepresa a carica manuale e trascorsi molto tempo per cercare di capirne il funzionamento. Una volta comprese le potenzialità, mi attrezzai subito con una cinepresa più moderna, un proiettore semiprofessionale, una piccola giuntatrice a nastro e una lente di ingrandimento per il montaggio.

A: A quale anno risalgono i tuoi primi cortometraggi?

B: Avevo 11 anni quando girai il mio primo cortometraggio, in cui coinvolsi parenti e amici. Ricordo che cercai di mettere in scena la storia di una bambina fantasma. Ma la mancanza di serietà da parte degli attori mi irritò al punto tale che distrussi la pellicola.

A: Quali registi reputi i tuoi Maestri?

B: Senza dubbio Dario Argento, è stato il suo cinema ad ispirarmi. Ma poi ho conosciuto altri autori italiani che hanno influenzato i miei gusti cinematografici, come Sergio Leone, oltre a registi d’oltreoceano come Aldrich, Hitchcock, Carpenter, solo per citarne alcuni.

A: Hai collaborato alla lavorazione de La sindrome di Stendhal e de Il fantasma dell’Opera di Dario Argento. Cosa ci puoi raccontare di queste esperienze? Come ti hanno segnato?

B: La Sindrome di Stendhal è stato il mio primo set cinematografico. Ho avuto la fortuna di poter assistere a due settimane di riprese. Dario fu molto gentile ad ospitarmi e a lasciarmi girare un piccolo backstage.
Fu una grandissima esperienza, che mi spronò qualche mese dopo a realizzare un nuovo cortometraggio con più impegno e più professionalità. Avevo visto con i miei occhi come si faceva il cinema ed ero determinato ad intraprendere seriamente quella strada.
Qualche anno dopo, mentre Dario Argento stava già girando Il Fantasma dell’Opera, venni a sapere di un problema con una location. Le grotte di Aggtelek non andavano più bene, perché si era prosciugato il lago interno. Così mi offrii volontario per cercare una location simile in Italia e, dopo un primo tentativo con la grotta della Zinzulusa in Puglia, arrivai a quelle di Pertosa nel Salernitano.
Diedi alla produzione le immagini che avevo girato e, qualche giorno dopo, tornai sul posto insieme allo scenografo Antonello Geleng per fare nuove riprese, più dettagliate, proprio su indicazioni di Dario.
Da quel momento mi ritrovai coinvolto nella lavorazione, accettando di girare il backstage anche se non accreditato.

A: Nel 2002 fondi la Lu.Pa. Film (società di produzione televisiva e cinematografica indipendente). Puoi farci un riassunto di questi 12 anni di attività?

B: Sono stati 12 anni molto intensi, molto duri anche, ma che non mi hanno mai fatto smettere di credere in quello che faccio. Ho voluto chiamarla come me questa piccola impresa, giocando con le iniziali del mio nome e cognome, proprio perché rispecchia la mia scelta di vita professionale.

Nel lavoro sono stato abituato a ricoprire vari ruoli tecnici e ancora oggi mi porto dietro questo bagaglio di esperienze maturate sul campo, dove però c’è sempre spazio per immagazzinarne altre.
Sono molto curioso di conoscere tutto ciò che ha a che fare con questo mestiere, non solo l’aspetto artistico, ma soprattutto tutte le possibilità che oggi la tecnologia mette a disposizione.

A: Dal 2010 sei l’ideatore e il direttore artistico dell’Italian Horror Fest. Sei soddisfatto del risultato raggiunto? Hai intenzione di continuare ad offrire agli appassionati e agli addetti ai lavori un festival sempre più interessante e ricco di ospiti d’eccezione?

B: Credo che l’Italian Horror Fest Città di Nettuno sia diventato oggi una delle maggiori kermesse italiane dedicate al nostro cinema di genere. E’ un festival che esiste grazie alla lungimiranza di un giovane sindaco, il dr. Alessio Chiavetta, che è un grande appassionato di questo cinema e ne comprende il valore culturale. Proprio per questo cerchiamo ogni anno di offrire al pubblico una settimana di incontri con gli autori che hanno contribuito a far conoscere la nostra cinematografia in tutto il mondo, oltre ad invitare sempre una star internazionale che sia in qualche modo legata al nostro cinema.
Sono molto soddisfatto del risultato raggiunto e mi auguro di continuare ad organizzare nuove edizioni, sempre più entusiasmanti.

A: Com’è nata la collaborazione con lo sceneggiatore Antonio Tentori per il tuo film d’esordio Come una crisalide (Symphony in Blood Red)?

B: Sono legato ad Antonio da una profonda amicizia. Ho iniziato con lui a scrivere la mia prima sceneggiatura, nel lontano 1999. Negli anni abbiamo avuto modo di collaborare a vari progetti, tra cui un bellissimo documentario-testamento del regista Rino Di Silvestro.
Forse è stata proprio quell’esperienza ad unirci ancora di più professionalmente, infatti subito dopo decidemmo di produrre Come una Crisalide.

A: Com’è stato accolto questo film in Italia? E all’estero? Sei soddisfatto del risultato ottenuto?

B: In Italia ci ha messo un po’ ad arrivare. E’ un film che mi ha fatto soffrire molto, perché ha impiegato parecchio tempo prima di trovare l’attenzione di una distribuzione. Poi, dopo l’uscita in Germania, le cose sono cambiate e il pubblico ha iniziato a conoscere il film. Successivamente in Italia è stato distribuito dalla Sinister per Cecchi Gori Home Video e nel 2014 uscirà negli USA per la Troma.
E’ un film che ha diviso critica e pubblico, alcuni lo apprezzano mentre altri lo detestano.
Io non posso che volergli bene, è il mio primo film, ma sono sicuro che potrei fare ancora meglio.

A: Come una crisalide è l’opera che trae ispirazione dal thriller italiano in particolare da quello di Dario Argento. Modus operandi del serial killer, musica (Simonetti stesso è presente insieme ai Daemonia in una breve sequenza girata in discoteca) ed effetti speciali a cura di Sergio Stivaletti elevano il tuo film a un vero e proprio omaggio al cinema di Dario Argento. Cosa puoi dirci di questa tua voluta rivisitazione del thriller-horror italiano di puro stampo argentiano?

B: Come dici tu è un vero e proprio omaggio. Prima ancora di girarlo chiesi a Dario Argento il permesso di poter utilizzare la frase tratta dal suo film Tenebre, spiegandogli che era nostra intenzione dedicargli il film. Lui rispose che avrebbe deciso solo dopo averlo visto e così è stato.

A: Cosa rispondi a coloro che ti accusano di aver ricalcato i fasti del regista romano senza apporvi una tua chiara matrice?

B: Che non hanno visto il film con attenzione, perché lo stesso Dario Argento ha dichiarato nel documentario che il film non è solo un omaggio sincero al suo cinema, ma che ha una sua personalità e una sua poesia.

A: In Come una crisalide lo spettatore vede attraverso gli occhi dell’assassino. Perché questa scelta?

B: In realtà non si vede mai chiaramente il volto dell’assassino. Questa è una scelta che ho voluto fortemente già dal concepimento della storia. Per me non era fondamentale capire chi fosse l’assassino, ma perché era divenuto tale. Volevo farlo sembrare più vittima che carnefice, senza concedere nessuna possibilità di identificazione.

A: Una lacrima dipinta di nero è il titolo del tuo nuovo thriller. Il titolo è provvisorio oppure è quello definitivo? Puoi darci qualche anticipazione in merito a questa tua prossima opera? Quando sarà pronta?

B: E’ una sceneggiatura che è rimasta chiusa nel cassetto per 15 anni. E’ stata la mia prima sceneggiatura, ma è stata anche la prima collaborazione con Antonio Tentori. Purtroppo era un film molto costoso da realizzare ed io non avevo maturato ancora tutta l’esperienza tecnica e produttiva che ho acquisito negli anni. Così ho pensato che fosse giunto il momento di realizzarlo, confidando anche in una tecnologia molto più evoluta e che oggi ti permette davvero di ottimizzare i costi.
Inoltre oggi c’è questa possibilità del crowdfunding, che all’estero funziona bene ma che in Italia ancora trova qualche resistenza. Tuttavia anch’io ho voluto lanciare una campagna di raccolta fondi su indiegogo.com, rivolta agli appassionati dei film di questo genere e ai sostenitori che con piccole offerte possono contribuire ad incrementare il budget del film, in cambio di ricompense.

A: Perché la scelta di questo meraviglioso titolo?

B: Mi fa piacere che il titolo stia trovando consensi positivi, anche se ho chiesto al Maestro Castellari di dirmi sinceramente se per lui è più un titolo “Sti cazzi!” o “Mei cojoni!”. Mi ha risposto che c’è un po’ il rischio che sia “Sti cazzi!”, però mi ha anche detto che avrebbe piacere se gli scrivessi un cameo.
Ti lascio immaginare che immensa gioia mi ha fatto questa sua richiesta che, naturalmente, non mi lascerò scappare. Anzi, non vedo l’ora di girare la sua scena!

A: La sezione casting online per questa tua prossima opera è ancora attiva?

B: Si, certo. Sarà attiva fino a metà Febbraio. Poi inizierò le convocazioni. Credo molto nelle collaborazioni e mi piace circondarmi di persone entusiaste. Mi piace vivere il set come una festa, dove tutti si divertono a fare quello che fanno. Certo, non mancano i momenti di tensione, le complicazioni, l’adrenalina a mille, gli imprevisti, ma fa tutto parte del gioco.

A: Quali sono i tuoi futuri progetti?

B: In realtà stavo preparando un altro film, una storia d’amore bellissima ma allo stesso tempo molto crudele. In Germania ho conosciuto un produttore Giapponese che si è reso disponibile per produrlo, ma è un progetto ancora prematuro e ne parlerò a tempo debito.

A: Parlaci dei tuoi gusti in campo cinematografico, quali sono per te i migliori registi italiani e stranieri che hanno fatto la storia del cinema? Quali i migliori film?

B: Sono davvero tanti i registi italiani che hanno fatto la storia del cinema. Così come sono altrettanto fondamentali i registri stranieri che hanno lasciato una traccia indelebile. Ma se proprio devo dire un solo nome e il titolo di un film, allora non ho dubbi: Sergio Leone e il suo capolavoro assoluto “C’era una volta in America”. E’ un film che amo profondamente e che mi commuove sempre tutte le volte che lo guardo.

A: Cosa pensi di questa intervista?

B: Che mi ha fatto molto piacere e spero di aver risposto adeguatamente a tutte le domande.

A: Aggiungi un messaggio rivolto alla community di DarkVeins!

B: Cari amici di DarkVeins, sono davvero felice di trovarmi qui con voi. Il bello di questo mestiere è anche quello di condividere emozioni e ritrovarsi insieme, scambiarsi opinioni e trarre beneficio anche dalle critiche. Io non so se sarò degno di continuare questo mio percorso cinematografico, forse non lo merito, ma mi sforzerò per farlo sempre con grande onestà e passione fino a quando avrò la forza di farlo.
Vi ringrazio per il tempo che avete dedicato a leggere questa mia intervista e, se lo vorrete, continuate a seguirmi perché questo mi darà ancora più forza per andare avanti. Grazie a tutti.

A: Grazie Luigi!

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Barbara Torretti
Barbara Torretti
Editor e moderatrice della community di DarkVeins. Appassionata di cinema horror, mi occupo anche di recensioni e di interviste attinenti il circuito cinematografico, musicale e artistico.

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