In data 9 aprile 2016, presso il Cinema Moderno di Lucca, Federico Frusciante intervisterà George A. Romero in occasione del Lucca Film Festival ed Europa-Cinema. Questo è il risultato di una petizione online avvenuta tramite change.org e alla quale hanno partecipato ben 20.000 persone per proporre all’organizzazione del Fest il nome di Federico Frusciante. Ne nascerà un dibattito faccia a faccia con il Maestro degli zombie movie.
Ne approfittiamo per rivolgergli qualche domanda sulla sua carriera in crescendo, sulle polemiche nate tramite social e sulla sua partecipazione come giurato al The Optical Theatre Festival 2016.
DV: Intervisterai George A. Romero. Come mai proprio te? Com’è avvenuto il tutto?
F: Perché io? Boh… forse per la mia video-monografia su Youtube (l’unica che c’è in rete); forse perché un ragazzo ha fatto una petizione su change.org che ha raccolto migliaia di firme; forse perché sono preparato; forse solo perché ho avuto un po’ di culo o magari perché gli organizzatori del fest hanno creduto che me lo meritassi. Il motivo preciso non lo so ma di sicuro loro hanno contattato me ed io ho accettato.
Romero è un mito assoluto che non vedo l’ora di incontrare di persona. È sempre più rara la possibilità di conoscere un vero artista. Tengo a precisare che non avrò nessun compenso per la mia intervista.
DV: Parlaci un po’ di George A. Romero. Cosa pensi di questo cineasta? Quali sono i suoi film che preferisci? Una tua opinione su Land of the Dead e su Survival of the Dead?
F: Credo che la mia videomono parli già da sola ma se devo scegliere oltre al mitico LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI come film che preferisco, direi CRAZIES e ZOMBIE. DIARY OF THE DEAD è geniale, riesce ad essere il miglior mock mai girato: essenziale, perfetto come messa in scena e assolutamente credibile per la premessa iniziale.
SURVIVAL OF THE DEAD non è così riuscito ma resta un flm incredibilmente personale e con una storia che racconta l’America con un’allegoria originale e senza precedenti. Come cineasta poi Romero è un grande, non ha la tecnica di tanti registi ma ha una grande cosa che rende un regista unico: unisce forma e sostanza sempre con equilibrio e gestisce la regia sempre al servizio della storia.
DV: Da “videotecaro” a “Youtuber” e prossimamente faccia a faccia con Romero. Il tuo personaggio continua a racimolare fan giorno dopo giorno. Come ci sei riuscito?
F: Non sono riuscito a fare nulla. I miei video sono nati quasi per scherzo grazie a I Licaoni, gruppo storico di artisti teatrali-cinematografari di Livorno, che li usavano per i loro spettacoli live. Poi li hanno messi sul tubo e da li è partito tutto. Tengo a precisare che io non sono un personaggio ma una persona e che quello che vedete nei video sono io senza filtri. Adesso ancor di più.
Perché aumento il mio “pubblico”? Non saprei. Una cosa però è costante: il fatto che non ci vedo quasi un euro, quindi questo aumento io non lo percepisco. Poi resto un videotecaro visto che lavoro 7 giorni su 7. Visto che ci sono tengo a ringraziare il mio socio Filippo Scarparo, senza il quale il negozio ed il “frusciante” stesso non esisterebbero. Poi la forza di fare tutto mi viene da mia moglie Eleonora che è l’unica persona che probabilmente mi capisce e mi vede per quel che sono veramente.
DV: La scelta popolare di offrirti l’intervista a George A. Romero ha suscitato un malcontento generale dal quale sono emersi alcuni personaggi tra i quali, chi, professionista, lamenta un’errata modalità di gestione degli accrediti stampa e chi invece, senza alcuna voce in capitolo se non quella da pseudo-critico, ne ha approfittato per denigrare, stupidamente, il tuo operato. Parlaci un po’ delle polemiche che in questi giorni si susseguono sui social.
F: Le polemiche non le ho capite. Si parla di “forma” nella richiesta dell’intervista, di come io non sia un cazzo di nessuno e di come alcuni giornalisti si son sentiti “offesi” dalla scelta del Fest di Lucca di chiamarmi perché non sono un professionista. Tutte cose che non mi riguardano, in realtà. Di queste cose me ne fotto abbastanza. Non sono stato io ad alimentare le polemiche ma c’ho fatto due risate grasse. Comunque, se fossi nella “categoria” dei suddetti, avrei evitato ogni protesta perché danno solo forza a chi dice che sono dei “pennivendoli”. Sia chiaro, non ce l’ho con nessuno. Ognuno cerca di portare acqua al suo mulino, è una cosa normale e naturale. I miei followers parlano d’invidia ed altro ma io non parlo di un cazzo. Per me valgono i fatti e non le parole spese a cazzo su un social.
DV: The Optical Theatre Festival 2016. Sei tra i giurati dell’evento insieme a nomi quali quello di Adam Gierasch, Daniel De La Vega, Stephen Biro… Quali sono le tue aspettative per i film in gara? Come reputi, in generale, l’attuale scena cinematografica horror indipendente?
F: Sono stato felicissimo di essere stato scelto da voi e da Domiziano Cristopharo per fare parte della giuria dell’ Optical e credo che ne usciranno di belle cose, ne sono certo. Essendo anche in giuria del Fi.Pi.Li. Horror Fest di Livorno, posso dire che la scena indie italiana è fertile ma dispersa in un mare di nulla. Non ci sono distributori capaci di capire che il genere funziona e nemmeno produttori illuminati. Non ci sono più, insomma, i “mezzi” per far conoscere il cinema non mainstream alla gente ma per me non è un caso. Il “genere” è il modo migliore per far passare delle idee scomode e quindi da un bel po’ è stato deciso, secondo me a tavolino, di eliminarlo. In Italia più che in altri Paesi ma la rinascita può esserci: basta unire le forze e non pensare solo al proprio orticello.