Intervista a Davide Melini, sceneggiatore e regista dei pluripremiati cortometraggi The Puzzle e La dolce mano della Rosa Bianca. Melini ci parla della sua esperienza in campo cinematografico, dei suoi film e del suo nuovo progetto, Deep Shock, un omaggio al giallo italiano che vedrà la luce nel 2015.
L: Ciao Davide, grazie per la disponibilità! Fai una breve presentazione di te.
D: Grazie mille per il benvenuto. Il mio nome è Davide Melini e sono uno sceneggiatore e regista di Roma che vive in Spagna da sette anni. Nella mia giovane carriera ho preso parte alla lavorazione della serie angloamericana “Rome” e dei film “Baciami Piccina” (di Roberto Cimpanelli) e “La Terza Madre” (di Dario Argento). Ho inoltre diretto quattro cortometraggi: “Amore Estremo” (2006), “La sceneggiatura” (2006), “The Puzzle” (2008) e “La dolce mano della Rosa Bianca” (2010). Attualmente sto in pre-produzione del mio nuovo cortometraggio “Deep Shock”, che uscirà nel 2015.
L: Com’è nata la tua passione per il cinema? Cosa ti ha spinto a scegliere questa strada?
D: Si può dire che sono cresciuto nell’ambiente cinematografico, in quanto ho uno zio che lavora in questo mondo da una trentina di anni. Mi capitava spesso di andarlo a trovare quando stava lavorando: ogni qual volta lo facevo, ne rimanevo affascinato. Era un mondo che mi attraeva in un modo incredibile. È stato naturale che, successivamente, abbia scelto questa strada.
L: Quali sono state e sono le tue influenze cinematografiche?
D: Proprio non saprei. Io amo tutto il cinema in generale, dai primi film muti a quelli sonori, da Charlie Chaplin a Stanlio e Ollio, dai film in bianco e nero a quelli a colori… tutti i generi, di tutte le epoche! Dedicandomi però a temi thriller/horror, ovviamente il Mae-stro per eccellenza rimane Alfred Hitchcock e subito a ruota vengono una lista interminabile di altri grandissimi registi che adoro. Diciamo quindi che ogni film mi ha influenzato (sia nel bene che nel male).
L: Sei il regista di pluripremiati cortometraggi. Come vivi questi successi?
D: Sono contento per una decina di minuti e poi volto pagina. Non mi piace fermarmi allo specchio per vedere quanto sono bravo, perché la verità è che sono consapevole dei miei limiti. So che devo imparare e crescere ancora moltissimo. Ti posso citare, se vuoi, un titolo di un film che mi calza a pennello. Si tratta di un lungometraggio diretto da Sergio Corbucci nel 1960 ed interpretato dalla grandissima coppia Totò/Peppino De Filippo: “Chi si ferma è perduto”. Non c’è tempo per fermarsi ma bisogna solo lavorare, lavorare e ancora lavorare.
L: Puoi parlarci brevemente dei tuoi primi cortometraggi “Amore Estremo” e “La sceneggiatura”?
D: “Amore Estremo” è il primo cortometraggio che ho girato nel 2006 (nel cast figurano, tra l’altro, i nomi di Michela Bruni e Leonardo Pace). Sono sincero se affermo che è un lavoro amatoriale e acerbo, che però è stato molto utile per farmi rendere conto di tutte le difficoltà che ci sono dal passaggio scrittura-video. Per la prima volta sono riuscito a terminare un cortometraggio intero, e questa era la cosa che contava davvero. Dopo qualche mese di riflessione, utile ad analizzare bene tutti gli errori, ho girato “La sceneggiatura” (Matteo Pianezzi e Claudia Nicosia sono i protagonisti), un cortometraggio puramente horror che mi ha dato la possibilità di affacciarmi per la prima volta nel mondo dei festival. Questo corto, seppur imperfetto, era ben diverso dal precedente, tanto che ho vinto un festival in Spagna e ho avuto altre due nomination. “Amore Estremo” rappresenta il mio debutto dietro la macchina da presa, mentre “La sceneggiatura” lo considero il mio primo film “quasi” professionale.
L: “The Puzzle” (interpretato da Cachito Noguera e Alessandro Fornari) è un cortometraggio suggestivo ed efficace, nonostante la sua brevissima durata. A cosa ti sei ispirato?
D: È una lunga storia. Dopo il mio trasferimento in Spagna, avvenuto nel giugno del 2007, fui contattato a dicembre da Pierfrancesco Campanella, regista e capo della casa di produzione “Bell Film”, perché aveva visto “La sceneggiatura” ed era rimasto molto colpito. Mi ha così proposto di dirigere un film vero e proprio, tratto da una sua sceneggiatura. Si trattava di un lungometraggio thriller di più di un milione d’euro di budget, intitolato “Male dentro”. Insieme dovevamo presentare il progetto al Ministero della Cultura di Roma, ed era necessario realizzare un altro cortometraggio più recente, da includere nel dossier del film. Riuscii a contattare Ezekiel Montes, produttore della “73140323 Producciones Cinematográficas” di Malaga, che però poteva darmi solo un giorno per le riprese. Cosa potevo inventarmi, sapendo del poco tempo che avrei avuto a disposizione? Sicuramente non molto. Così, dopo alcuni soggetti scritti e poi gettati nella spazzatura, ho scritto questa storia. “The Puzzle” è un film-flash, girato in una sola notte, in cui ho basato tutto sul ritmo. Era la sola cosa che potevo fare.
L: “La dolce mano della Rosa Bianca” (nel cast Carlos Bahos e Natasha Machuca) è un altro corto che mischia l’orrore reale con quello soprannaturale. Da dove nasce il bisogno di dirigere un film con queste tematiche? Puoi parlarcene?
D: Era una sceneggiatura che avevo scritto nel 2007 e volevo fortemente girarla a Roma, prima del mio trasferimento in Spagna. Purtroppo però la mentalità italiana (ne ho viste davvero tante!) mi ha precluso questa possibilità. Ho aspettato tre anni per riuscire a realizzare questa storia. L’intenzione era quella di creare un film in qualche modo differente, in grado di toccare la sensibilità del pubblico, realizzato però da un regista horror. Il risultato finale era sì un cortometraggio drammatico ma che presentava dei forti punti puramente fantastici.
L: Un ottimo risultato direi… La sequenza finale girata al cimitero e nella tomba di famiglia risulta essere abbastanza tetra. Un gioco di luci e una meravigliosa fotografia trasformano quei momenti in cupe immagini pittoriche. Sbaglio, oppure tendi a un gusto del macabro non indifferente?
D: Girare dentro un cimitero di notte è sempre stato uno dei miei sogni! E poi, riuscire a farlo nel famoso Cimitero Monumentale di San Sebástian (in Casabermeja) è stato qualcosa di fantastico. “La dolce mano della Rosa Bianca” è un film che si divide in due parti: la prima è puramente descrittiva, utile ad analizzare i vari personaggi e le loro storie. La macchina da presa si muove lentamente, usando anche vari campi lunghi, la musica è descrittiva e accompagna dolcemente le immagini. Non c’è niente di misterioso; tutto si svolge sotto la luce del sole.
La seconda parte è invece tutto l’opposto: innanzitutto il ritmo aumenta in modo vertiginoso, dando uno scossone allo spettatore che si era adagiato sulle immagini descrittive della prima parte. Gli spazi grandi si fanno sempre più stretti ed angusti; dalla bella luce solare si passa alle tenebre di una brutta notte di pioggia, vento e nebbia, dove in ogni angolo scuro del cimitero può nascondersi il male. Anche la musica cambia decisamnte registro, diventando addirittura metal.
L: Oltre ai premi, entrambi i film hanno ricevuto tantissime recensioni positive da tutto il mondo. Cosa ne pensi?
D: Mi fa veramente piacere. È sicuramente gratificante che la critica apprezzi il proprio lavoro.
L: Sei pienamente soddisfatto dei tuoi film, oppure interverresti su qualche eventuale difetto?
D: Bisogna saper accettare un tuo prodotto per quello che è. Io me li tengo così come sono, con i loro pregi e i loro difetti. Troppo facile, una volta realizzato il prodotto, fare i professori. L’unica cosa che cambierei sono alcune persone della troupe. Questo lo posso dire senza problemi. Ho perso moltissimo tempo, specialmente con “La dolce mano della Rosa Bianca”, a causa della scarsa professionalità di alcuni elementi, bravi solo a parole.
L: “Deep Shock” è il titolo del tuo nuovo cortometraggio. Cosa puoi dirci di questo progetto?
D: Dopo “La dolce mano della Rosa Bianca” ho sentito la necessità di cambiare di nuovo genere e di tornare al thriller vero. Ho cercato tra le tante sceneggiature che ho scritto e mi sono soffermato su questa storia, elaborata nel 2005. Mi sono messo al lavoro, riscrivendola da capo e mantenendo invariati solo pochi punti fondamentali della vecchia storia. Ecco com’è nato “Deep Shock”. Con questo corto voglio omaggiare il giallo italiano, e in particolare i due registi che ne hanno consacrato il genere: Dario Argento e Mario Bava. Non a caso il titolo del corto è un connubio tra “Profondo Rosso” (“Deep Red”) e “Shock”.
L: Il corto ha aperto recentemente una campagna di crowdfunding…
D: È vero. Vorremmo raggiungere la somma di € 3.000, che serviranno per la realizzazione del film, interpretato da Laura Toledo (“La que se avecina” – Serie TV spagnola), Francesc Pagès (“Darkness”, di Jaume Balagueró), Paco Roma (“Las hijas de Danao”, di Fran Kapilla), Estela Fernández (“Amar en tiempos revueltos” – Serie TV spagnola), Erica Prior (“The Birthday”, di Eugenio Mira) e Luis Fernández de Eribe (“Bajo un manto de estrellas”, di Óscar Parra).
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L: Poiché si tratta di un omaggio al giallo nostrano, quali sono secondo te i migliori film italiani che meglio rappresentano il genere, tralasciando ovviamente “Profondo Rosso” e “Shock”?
D: Se li nomino tutti correrei il rischio di non finire più… Penso però che due film in particolare siano stati veramente i più importanti: “Sei donne per l’assassino” diretto da Mario Bava (1964) e “L’uccello dalle piume di cristallo” di Dario Argento (1970). Il primo perché ha inventato il genere (presentando per la prima volta l’assassino senza volto e vestito di impermeabile, cappello e guanti neri); il secondo perché ha colpito in modo brutale il subconscio del pubblico, arrivando a toccare le paure nascoste delle persone. Dopo “L’uccello dalle piume di cristallo”, infatti, sono usciti una quantità innumerevole di film che prendevano spunto, idee e situazioni dal film di Argento. Inoltre la presenza di un animale nel titolo di testa era diventato quasi un “must”.
L: I tuoi film horror preferiti, invece? I primi titoli che ti vengono in mente…
D: Anche qui, non posso fare una lista. Se devo sceglierne uno dico “Psycho” del Maestro Alfred Hitchcock.
L: Quali sono i tuoi progetti per il futuro? C’è la possibilità di vederti all’opera con un lungometraggio?
D: A questo proposito ho le idee molto chiare: il cerchio si è aperto con “The Puzzle”, è proseguito con “La dolce mano della Rosa Bianca” e spero di poterlo chiudere con “Deep Shock”. Dopo quest’ultimo titolo, vorrei realizzare un lungometraggio vero. Però in questo momento, nella mia testa c’è solo “Deep Shock” e nient’altro. Su questo progetto, tra l’altro molto difficile, devo dedicare anima e corpo. Poi avremo tempo di parlare del futuro.
L: Cosa pensi della situazione attuale del cinema horror indipendente in Italia?
D: Ci sono molti registi che hanno cose importanti da dire e che, sono sicuro, saprebbero cavarsela egregiamente anche dirigendo un lungometraggio vero e proprio. Il sottobosco delle produzioni indipendenti è molto folto, e lì vengono realizzati prodotti davvero notevoli. Purtroppo, però, conosciamo tutti la mentalità italiana… e io che vivo in Spagna posso aggiungere anche “mentalità mediterranea”… Però mai gettare la spugna, assolutamente! Se una persona ha talento, umiltà e voglia di crescere e spaccare il mondo, non può far altro che bene. Quindi, come dico sempre: avanti tutta fiduciosi, malgrado questo mondo marcio!