Intervista a Christian Bisceglia, regista di Fairytale

biscegliaChristian Bisceglia, regista di videoclip, corti e film, debutta nel mondo del cinema horror con il suo secondo lungometraggio Fairytale, ghost movie e interessante rivisitazione della leggenda sulla fata dei denti, prodotto da Onemore Pictures e da RAI Cinema.
Passiamo all’intervista a Christian nella quale ci spiega quale sia stato il suo percorso artistico che dalla TV al cinema lo ha portato a dirigere questa folgorante fiaba nera che gli ha permesso di affermarsi a livello nazionale e internazionale.

A: Chi è Christian Bisceglia?

B: Umanamente non saprei. Ci tengo a essere una persona leale. Professionalmente mi ritengo un artigiano, capace ogni tanto di diventare “artista”.

A: Quando hai deciso di dedicarti al cinema? Qual è l’anno d’esordio nel campo cinematografico?

B: Sin da bambino ho amato il cinema, ma come spettatore. Non pensavo potesse diventare un mestiere. A me interessava guardare i film e basta. Ho avuto la fortuna di abitare vicino a un cinema parrocchiale, il Domenico Savio, che dava film incredibili. Frankenstein di Whale, il Pianeta Proibito di McLeodWilcox, l’Ulisse di Camerini. Li ho visti sul grande schermo bianco, un vero privilegio. Ho studiato giurisprudenza e mi sono laureato con una tesi sulla “Paternità dell’opera cinematografica.” La città dove sono cresciuto, Messina, è stata fondamentale nella mia formazione. Alla fine degli anni ‘80 era piena di fermento e di persone che poi hanno raggiunto traguardi importanti. Francesco Calogero, Ninni Bruschetta, Nino Frassica, per il cinema. Spiro Scimone, Francesco Sframeli, Massimo Piparo per il teatro. Spiro e Francesco sono rappresentati in tutto il mondo, Massimo dirige il Sistina. Per me è motivo di orgoglio essermi confrontato con loro. Aggiungo tra i messinesi Francesco Mento, direttore della fotografia nei miei primi lavori di ricerca. Gli devo moltissimo.

A: Hai ricevuto diversi premi sia per i videoclip che per i corti da te realizzati. La commedia Agente matrimoniale del 2006 è approdato nelle sale nel 2007 ed ha partecipato anche al festival di Annecy in Francia. Trattasi di traguardi che coronano la tua affermazione nei vari settori da te trattati ma quando hai deciso di sperimentare anche altri generi? Da Centovetrine all’horror: come si è sviluppato questo passaggio?

B: Allora, cerco di rispondere per ordine. Io credo che un regista, un autore, debba sapere fare più cose possibili. Così era nel nostro cinema. Corbucci, Blasetti, Sollima, per esempio, hanno fatto tutto e lo hanno fatto bene. Adesso non è più così. Registi che hanno avuto successo con una commedia sono costretti a fare la stessa commedia fino a sfiancare il pubblico. Questo non va bene. Non fa bene al pubblico e non fa bene agli autori che perdono creatività e diventano come gli sceneggiatori di Boris.
Quanto a me e la mia cosiddetta “poliedricità”… che dire? La verità è che mi sono sempre dovuto arrangiare. Vengo da una famiglia di origine operaia, dove ti insegnano ad adattarti alle contingenze. Una buona scuola in fondo. Se impari a fare di tutto, nei momenti di crisi sai come resistere alle avversità. Centovetrine ad esempio è stata una scuola importante. Devi produrre un sacco di materiale, adattandoti a un sistema povero di risorse. Questo mi ha aiutato nella realizzazione di Fairytale. Manuela Cacciamani, la produttrice, venne da me e mi disse: “il corto The Fairy deve diventare un lungo da ambientare a Latina. Hai una settimana di tempo per scrivere.” Mi feci con Ascanio un giro per Latina. Una settimana dopo Manuela aveva la sceneggiatura. Senza il training della soap, di fronte a una richiesta del genere mi sarebbe venuta una crisi d’ansia e avrei rinunciato al progetto. E invece…
Vorrei aggiungere qualche parola sulla cecità del sistema che costringe gli artisti a fare sempre le stesse cose. Alcuni attori di Centovetrine non fanno la cosiddetta prima serata in TV o non fanno cinema perché i produttori li ritengono facce “da soap”. Che cazzo significa? Se uno è bravo è bravo. Se è un cane è un cane. Ken Loach nei suoi film usa attori che fanno soap opera. Dead Set, la meravigliosa serie horror-zombie prodotta in Gran Bretagna è piena di attori che vengono dalla soap.
Su Agente Matrimoniale ho poco da dire. È un film sfortunato, con alcuni spunti divertenti, alcuni dicono che andrebbe riscoperto. Ho un forte legame affettivo con quel film e non è detto che in futuro non possa girare di nuovo una commedia.

A: Gli appassionati di cinema horror hanno puntato l’attenzione su di te con Fairytale, prodotto nato come cortometraggio (The Fairy) e pilot di una serie TV di genere. Puoi svelarci il perché di questo cambiamento di programma?

B: In parte ho risposto nella domanda precedente. Paolo Del Brocco, l’amministratore delegato di Raicinena vide il pilot di The Fairy. Aveva in mente di preparare una serie di film low budget di genere e chiese a Manuela se quel pilot poteva diventare un lungo.

A: Sei il regista e autore di FairyTale, film horror presentato al Festival di Roma nel 2012. In Italia il film è stato distribuito sul web e su RaiMovie mentre negli altri Paesi ha avuto anche una distribuzione nelle sale (Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia…). Perché secondo te in Italia questa tua opera non ha avuto l’attenzione meritata?

B: Non ho idea. Se ci pensi dal punto di vista strettamente giornalistico è una notizia. Un piccolo film italiano esce in tanti paesi. E’ un esempio virtuoso, è un ritorno al genere, è una strada aperta a tanti ragazzi che fanno cinema indie. Invece niente. Credo che in Italia la stampa funzioni come la politica. È solo un gioco di relazioni. Devo ringraziare voi appassionati se il film è diventato un caso, in Italia.

A: Fairytale è una rivisitazione della Fata dei denti. Perché hai scelto di affrontare proprio questo tema?

B: Mi piacciono le fiabe. I miei nipoti, che adesso sono grandi, mi rimproverano ancora di averli traumatizzati da bambini stravolgendo le loro favole. Al più grande dissi di avere ucciso Babbo Natale e di averlo sepolto nel giardino. Poi mi vestii da fantasma di Babbo Natale. Feci una memorabile apparizione alla Suspiria. Il bambino pianse fino a Santo Stefano. Meno male mio fratello è un uomo di spirito, un genitore più ansioso mi avrebbe ucciso.

A: Trovo che il tuo film sia ricco di idee interessanti tra cui la pioggia di denti. Com’è nata questa bellissima idea? Puoi parlarcene?

B: Certo. Alle tre del mattino chiamai Ascanio. Gli dissi che mi era venuta quest’idea. Possiamo farla? Chiesi. Lui rispose: certo. La mattina seguente l’aveva già disegnata tutta. Bello lavorare così.

A: Il film è una co-regia con Ascanio Malgarini, che tra l’altro è anche il direttore degli effetti visivi. Come nasce e come si è sviluppata la vostra collaborazione?

B: È un’idea di Manuela Cacciamani. Le sono grato di questa intuizione. Ho trovato un partner professionale incredibile. Oltre che un amico.

A: Fairytale è una fiaba nera che gode della patinatura tipica delle grandi produzioni sui ghost movie d’oltreoceano. Per tali caratteristiche il film è lontano dal genere horror proposto dagli attuali registi che dal circuito indipendente nutrono il genere. Cosa pensi del cinema indie horror italiano? Ne sei un appassionato? Potresti citarci qualche regista e film horror del nostro Paese che ti hanno colpito negli ultimi anni?

B: Seguo tutto, mi piace vedere cosa fanno quelli più giovani di me, c’è sempre qualcosa da imparare… ma ti faccio una premessa: non amo lo splatter. Prediligo il soprannaturale o l’Horror psicologico. Tra i registi mi piace tanto Bianchini. Simone Gandolfo ha intrapreso una strada interessante.

A: Quali sono secondo te i migliori registi horror del passato? Quali le più belle pellicole?

B: Che domanda impegnativa… Bava, Argento, Le Roy, Browning, Friedkin, Shimizu, Carpententer, Raimi, Craven, Corman… Insomma, tutti coloro che hanno lasciato un segno nel mio immaginario. I film che amo di più sono Profondo rosso, L’Esorcista, La casa, The Fog, La Mummia con Boris Karloff, La cavalcata dei resuscitati ciechi, Freaks, La maschera del demonio, Il Giglio Nero, Shining… potrei proseguire all’infinito.

A: Da anni ormai siamo invasi da tantissimi remake, rifacimenti che non solo scomodano vecchie pellicole ma anche quelle nuove. Cosa pensi di questa lunga moda? Anche per te è la testimonianza di mancanza di idee? C’è qualche remake riuscito tra tutti quelli considerati inutili?

B: Il rischio è che si proponga sempre lo stesso paradigma narrativo. Alla fine il pubblico potrebbe stancarsi. Non tutti i generi sono eterni. L’abbiamo visto con il western, con il peplum. Sarebbe un peccato che succedesse anche con l’horror.
Per quanto riguarda i rifacimenti, a me il remake de La Casa è piaciuto.

A: Puoi parlarci dei tuoi progetti futuri? Possiamo aspettarci da te altri film horror?

B: Dovete aspettarveli. Con Ascanio stiamo preparando il nuovo film.

A: Una tua opinione su questa intervista!

B: Divertente. È stata una bella chiacchierata.

A: Lascia un messaggio alla community di DarkVeins!

B: Continuate a seguire DarkVeins, cazzo!

A: Grazie Christian!

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Barbara Torretti
Barbara Torretti
Editor e moderatrice della community di DarkVeins. Appassionata di cinema horror, mi occupo anche di recensioni e di interviste attinenti il circuito cinematografico, musicale e artistico.

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