Intervista a Bloody Hansen, leader della one man band The Providence che mi ha completamente rapita con i suoi album. La sua horror music lascia la Sardegna e si espande via etere nel mondo. Serpeggia su internet, nei lettori, entra nelle nostre case e invade i nostri sensi. Come ossigeno passa nelle nostre narici, come musica onirica e selvaggia scivola nel campo uditivo… e arriva al cuore estasiandoci. Ritmi incalzanti e voce graffiante avvolgono frasi celebri di pellicole indimenticabili che emozionano doppiamente gli amanti della musica e del cinema horror.
Immagini e sequenze scorrono negli occhi mentre la musica di Bloody Hansen ci accompagna in un viaggio surreale… The Providence porta alla luce il cinema di nicchia con la forza della sua voce e la potenza delle sue note musicali.
A: Chi è Bloody Hansen?
B: Bloody Hansen è una persona che da piccolina, quando i suoi compagnetti d’asilo disegnavano i cavalli e i fiori, disegnava i cadaveri appesi sugli alberi. Bloody Hansen è una persona che conservava i primi soldini per comprarsi Dylan Dog. Bloody Hansen è una persona che quando alle medie ha visto le foto promozionali dei Death SS per Heavy Demons ha goduto come una bestia e non riusciva a credere ai suoi occhi. E’ una persona che ama le storie delle streghe, è anche una persona amichevole che ama ridere e bere con gli amici.
A: Perchè hai scelto questo nome d’arte?
B: Bloody mi pare adattissimo alla situazione essendo un nickname un po’ splatter, è anche abbastanza amichevole, simpatico, in Sardegna potremmo dire benissimo che Bloody è “di greffa” (di compagnìa), volevo qualcosa tipo Blackie degli W.A.S.P.
Hansen è preso da Gunnar Hansen, il primo Leatherface.
A: Sei un musicista e cantante silighese, da quanto tempo ti dedichi alla musica?
B: Ricordo che a 13 anni circa rientrando da un matrimonio con i miei genitori chiesi a mio padre se poteva comprarmi un basso perchè ai ragazzi più grandi serviva un bassista per una band paesana. In realtà lo scopo principale era aggregarmi ai più grandi, e se potevo riuscirci provando a suonare uno strumento tanto meglio. Per anni non mi hanno mai chiamato bassista, ma “il padrone del basso” e ricordo che quasi per tutto il tempo il mio strumento mica lo suonavo io, me lo soffiavano dalle mani e dovevo stare a vedere, era lo scotto da pagare per uscire con i più grandi, contando anche che quel basso non sapevo manco prenderlo in mano. Per conto mio però ci provavo, e alla fine sono stato l’unico a continuare, a crederci, facevo stronzate assurde con la chitarra acustica del mio padrino (Ah! Sei battezzato! ndr), senza saper suonare, componevo canzoni bruttissime, era l’epoca di Nevermind, e io prendevo i testi dei Nirvana, delle canzoni che ancora non conoscevo, e le musicavo, tanto per cantà. Però insomma ci provavo e tutto quel provare a fare quelle cazzate insomma è servito. Poi entrato alle superiori vedevo che la gente mi cercava spesso, nonostante fossi scarso tecnicamente la gente mi cercava volentieri perchè avevo una fantasia che nascondeva le mie pecche tecniche, e i metallari della zona mi trattavano benissimo, e così ci sono stati tutti i gruppetti adolescenziali sino a The Providence.
A: In quale genere musicale ti identifichi?
B: E’ difficile questa domanda perchè anche se io ricevo maggiori soddisfazioni dall’horror music, ricevo complimenti anche con altri stili musicali, devi sapere che mi è sempre piaciuto comporre canzoni stile Anathema, Paradise Lost, cose così, ma forse l’horror metal è la dimensione ideale per me, le maggiori soddisfazioni le ho lì e ne sono più che felice.
A: Quali sono i gruppi che ti hanno influenzato maggiormente?
B: Non posso fare a meno di dire un nome su tutti: Death SS, per me sono qualcosa di unico ed eccezionale, con loro non senti parlare di film come per esempio The Ring o Scream, ma trattano l’horror che piace a me, insomma quando li ascolto vedo lapidi, nebbia, la luna piena ecc.. mica vhs assassine.
A: The Providence è il nome della tua one man band. Perchè hai scelto questo nome, c’è un significato particolare?
B: Quando ho dovuto scegliere il nome è stata una tortura, un po’ come per tutti. Non sapevo che usare, e per me era importantissimo. Poi dopo tutti questi anni i nomi più belli sono già stati presi tutti, quindi puoi immaginare. La notte misi il film Danza Macabra e sentii Providence, e pensai “che bel nome, mi ricorda la band The Provenance… bene, trovato il nome, molto suggestivo e suona bene, problema risolto!”
Ho sempre desiderato un nome che avesse quel suono, quindi decisi che la mia musica sarebbe stata rappresentata da The Providence. Ci sono parecchi omonimi però, nel caso arrivi qualche lamentela da questi che hanno magari registrato il marchio non avrei problemi per l’alternativa, “Bloody Hansen & The Providence”.
A: Hai mai pensato di coinvolgere altri musicisti nel tuo progetto o preferisci lavorare da solo?
B: Sì, lo chiesi a un mio amico di Sassari, ma anche lui ha un progetto solista che lo impegna tantissimo mentalmente e non se la sentiva, ma è stato un bene che mi abbia detto di no, perchè nonostante possa essere un onore dividere il progetto con lui, è meglio se continuo da solo, non sono un dittatore ma in passato un paio di cazzate le ho fatte, e quindi preferisco avere l’intero controllo del progetto. Se sbaglio deve essere unicamente per colpa mia, non voglio stare di malumore con un amico perchè penso che magari ha stravolto un pezzo come non piace a me o viceversa. Per me l’amicizia è molto importante e non voglio che sia rovinata da cose di questo genere. Quando però ho chiamato gli ospiti per l’ultimo album ho lasciato loro carta bianca fidandomi al 666% e la fiducia è stata ripagata, non avevo dubbi.
A: Quando si parla di The Providence si parla di “Horror Music”. Da cosa nasce questo tuo bisogno di unire musica e horror?
B: L’horror mi è nato, come la musica, a 6 anni. Quando vedevo Profondo Rosso con i miei genitori e i loro amici mi dicevano “cosa potrà mai capire un pargolo di 6 anni?” Eppure io stavo lì a vedere lo schermo, ribadisco sicuramente senza capirci un tubo ma tant’è, stavo li. La musica come dicevo l’ho sempre amata e ho semplicemente imparato dagli insegnamenti dei Death SS.
A: Cosa vuoi trasmettere con la tua musica?
B: Voglio dire a tutti che ho una grande passione e che mi piace coltivarla, vivo in un posto molto tranquillo dove non succede mai nulla, e il divertimento maggiore è bere al bar. Per quanto mi piaccia sborniarmi con gli amici voglio dire che non è l’unico divertimento, e soprattutto non è il più importante.
A: Sei tu a scegliere le cover dei tuoi album?
B: Si le ho scelte tutte io.
A: Parlami del tuo ultimo lavoro, The Bloody Horror Picture Show. Il titolo si ispira chiaramente a The Rocky Horror Picture Show (1975) di Jim Sharman. Che collegamento c’è con il film sopracitato
e qual è il rapporto tra il titolo dell’album e le tracce presenti?
B: Sin dall’inizio ho amato fare le citazioni famose con delle modifiche: “The Fear remains the same” è una citazione dei Led Zeppelin per esempio, “The Song remains the same”, e l’ultimo cd idem. Come hai detto tu è una citazione del famoso musical, non c’è nessuna relazione, mi sono solo divertito a farla, anche perchè spero che il cd nuovo sia visto come uno show, essendoci vari ospiti, in uno spettacolo ci sono sempre degli ospiti se vogliamo. Per il resto posso dirti che finalmente ho cantato, è la cosa che mi piace fare di più, The Providence non poteva rimanere strumentale, e poi anche il metal doveva arrivare prima o poi, per fortuna non c’ha messo molto a fare la sua apparizione, volevo più canzoni, non pezzi da soundtrack, volevo strofe e ritornelli, e continuerò così sino a quando The Providence avrà vita.
A: La cover del tuo ultimo lavoro è completamente diversa dalle altre. Cosa raffigura? Da chi è stata realizzata?
B: La cover è un fumetto, non è molto originale come idea ma è uno sfizio che volevo togliermi, e poi il fumetto ci sta sempre bene nelle copertine dei cd. E’ stata fatta dal mio vecchio amico dai tempi delle superiori Francesco Porcu, che ha disegnato anche la copertina del nuovo album dei Daemonia, e gli dissi che desideravo qualcosa ispirato al numero 1 di Dylan Dog. La sera stessa mi ha mandato le prime bozze… un grande amico professionista e di talento, spero che un giorno abbia la sua chance importante perchè se la merita.
A: I tuoi testi sono in inglese. E’ possibile che in futuro tu decida di cantare in italiano?
B: C’ho pensato, ci penso spesso, possibile nel nuovo album, ma a patto che sia qualcosa di decente e dignitoso, perchè non sono molto portato per cantare in italiano, magari mi farò dare qualche consiglio dal mio amico John Cardellino de L’impero delle Ombre.
A: Solitamente qual è la parte del giorno in cui dai vita alle tue creazioni?
B: L’idea può nascere in qualsiasi momento, tutti penserebbero di notte, ma non è detto, ma più che altro non devo essere stressato, perchè altrimenti non c’ho voglia di suonare.
A: Qual è la tua fonte d’ispirazione?
B: Io prendo la chitarra e suono, poi sicuramente saranno gli horror a ispirarmi ma di preciso cosa mi spinge non lo so, è una forza misteriosa, non parlo di fenomeni paranormali o Poltergeist, dico che è un po’ come avviene a tutti… c’è una forza che fa vedere delle cose, hai delle immagini e se hai pazianza, voglia e perchè no anche culo, riesci a tradurle in note.
A: In genere qual è il tuo stato d’animo mentre componi un pezzo?
B: Devo essere sereno, perchè se ho problemi di qualsiasi tipo non ho concentrazione, non riesco a fare nulla, è inutile anche solo provarci.
A: Cosa ne pensi di gruppi italiani come i Death SS e i Cadaveria?
B: I Death SS sono la mia band preferita da sempre. Dei Cadaveria avevo comprato il primo album quando uscì, The Shadows Madame, e mi era piaciuto, non ho gridato al miracolo ma lo ascoltavo con piacere, ma con l’ultimo cd secondo me si son portati a 10 livelli più in alto di prima, l’ho ascoltato spesso con grandissimo piacere.
A: Dammi il nome di un musicista con cui ti piacerebbe collaborare per un progetto musicale.
B: Domanda difficilissima, ho una lista enorme, ti dico la prima che mi viene in mente altrimenti faccio notte… la cantante dei Blood Ceremony o quella dei Jex Thoth se rifiutasse la prima. Ma ripeto, se potessi scegliere sarebbe un dilemma perchè stimo parecchia gente.
A: In quale storico album ti sarebbe piaciuto collaborare musicalmente?
B: Black Mass dei Death SS, immediatamente.
A: Quali sono le tue riviste musicali preferite?
B: Compravo spesso Metal Hammer e Metal Shock dei bei tempi quando c’era il Fuzz e anche Borchi. Ancora prima compravo H/M, ricordo ancora il primo numero che comprai, c’era Slash che presentava Gylby Clarke che sostituiva Izzy Stradlin.
A: Le tue canzoni custodiscono frasi di celebri film horror o pellicole di nicchia. In base a cosa scegli le parole da inserire nel tuo pezzo?
B: In genere dico “oggi ho visto Suspiria, che film supremo, sì, voglio dedicargli un pezzo per The Providence”. Allora butto qualche riff, costruisco una base e se ci sta bene ci inserisco gli estratti dal film, altrimenti faccio senza. Ci vuole anche una buona dose di fortuna perchè devi anche trovare i dialoghi dove non ci sia musica in sottofondo. Se ci stanno effetti sonori devi pregare in latino e in greco che non intralcino il percorso. Tutto deve coincidere alla perfezione, bisogna tenere conto quindi non solo di una cosa, ma più di una. E’ un po’ difficile da spiegare così, diciamo che “dipende”.
A: Per quale film avresti voluto o ti piacerebbe realizzare la colonna sonora?
B: Se fossi vissuto ai suoi tempi mi sarebbe piaciuto per Non Aprite Quella Porta sicuramente, oppure per la trilogia della morte di Fulci, in quei casi, soprattutto per la trilogia, mi sarei divertito come un bimbo nella villa di Willy Wonka.
A: Quali film potrebbero farti pensare alla colonna sonora della tua vita?
B: Questa è difficilissima. Un film che potrebbe rappresentami? Mumble mumble, mah diciamo che ogni metallaro in adolescenza viene visto come un freak, più o meno è così per tutti, sai com’è, i fighetti che ti guardano e ti criticano perchè hai i jeans strappati, i capelli lunghi e ascolti “la musica di Satana”
come dicono loro. Bè in questo caso “morte a 33 giri” potrebbe andare anche bene.
A: Quali sono i film horror che maggiormente ti hanno segnato?
B: Non Aprite Quella Porta, La Casa, L’esorcista, Hellraiser, Suspiria, Venerdì 13, Creephow, Halloween ecc.. tutti quelli insomma che potevamo vedere alle 22:30 su Italia 1 per il ciclo Notte Horror di Zio Tibia.
A: Cosa deve avere un film horror per ispirarti?
B: L’atmosfera assolutamente, non me ne frega nulla della quantità di sangue se non c’è l’atmosfera, può anche non esserci, fa nulla. Se prendiamo Rosemary’s Baby per esempio, sangue non ce n’è, eppure solo la musichetta iniziale ti fa venire la pelle d’oca.
A: Cosa pensi di questa intervista?
B: Che mi sono divertito tantissimo a rispondere ed è stato bello tuffarmi nei ricordi passati.
A: Un messaggio per DarkVeins!
B: Ciao gente, ci si rilegge nelle pagine di questo bellissimo portale gestito da due grandi persone simpatiche e gentilissime e colmo di gente informata d’horror come poche altre!
A: Grazie Bloody Hansen!