I videogiochi horror possono essere considerati cinema horror?

I contatti tra cinema e videogioco non sono mai stati scarsi: personaggi videoludici approdano al cinema almeno con la stessa frequenza con la quale personaggi cinematografici arrivano al videogioco, basti pensare ai vari titoli ufficiali di un film. Tuttavia, lo sviluppo che il videogioco sta vivendo negli ultimi anni l’ha portato a essere un medium sempre più approfondito, sfornando titoli che possono senz’altro essere definiti cinematografici. Non tanto in termini visivi quanto di scrittura: alcune trame videoludiche sono talmente curate che potrebbero tranquillamente essere trasposte in sceneggiature, come del resto già accaduto con la serie TV The Last of Us. Un genere videoludico che da sempre riscuote molto successo è proprio quello horror, cosa che ci porta a chiedere: un videogioco horror può essere considerato a livello del cinema horror?

La risposta non può che passare per l’esame di alcuni dei più celebri nomi dell’horror videoludico, e se sarebbe inutile indugiare su The Last of Us si può partire da una serie che non ha bisogno di presentazioni: Resident Evil. La saga giapponese è uno dei punti di riferimento del videogioco horror, capace di costruire una storia complessa e stratificata partendo da uno dei grandi classici del genere: l’apocalisse zombie. La trama generale dell’opera, iniziata nel 1996, vede come antagonista la Umbrella Corporation, una società di bioingegneria che, tramite esperimenti finiti fuori controllo, ha creato un virus in grado di trasformare gli esseri umani in zombie. L’insieme delle singole trame, che si dipanano su svariati titoli ancora oggi in corso di pubblicazione, ricalca perfettamente alcuni degli aspetti immancabili nell’horror cinematografico, compresa l’origine artificiale degli zombie. Non è un caso che, tra le opere derivate, Resident Evil vanti anche adattamenti cinematografici.

Il successo degli zombie di pixel, tuttavia, non è garanzia di trame memorabili. Si tratta di un tema che vanta innumerevoli rappresentazioni videoludiche: tra queste, quella di Dying Light. Anche in questo caso la mutazione che dà origine agli zombie è artificiale, ma i punti di contatto con trame cinematografiche finiscono qui: la trama horror risulta abbastanza semplice e funzionale ad alcuni elementi di gameplay del gioco, che tengono il titolo ben lontano da vette autoriali.

Su una via di mezzo si colloca Days Gone: la classica epidemia zombie, sempre artificiale, fa da sfondo alla storia molto più umana del protagonista. Nonostante le classiche tematiche horror sullo sfondo, queste rappresentano appunto lo sfondo delle vicende: la trama, decisamente degna di una sceneggiatura cinematografica, utilizza l’horror in funzione delle vicende, piuttosto che il contrario.

In effetti, tematiche horror si trovano in dozzine di videogiochi nelle quali si limitano a rappresentare una mera citazione e nulla più: non a caso si utilizzano con frequenza anche in titoli semplici, come nel caso dei giochi casual. Prendiamo le slot machines: nella loro veste di videogioco sono sempre state caratterizzate dalla massima libertà espressiva, cosa che ha portato gli operatori digitali a includere un vasto elenco di titoli nei propri siti. Gli esempi si sprecano, da 3 Witches a Horror Hotel: titoli caratterizzati dal ricorrere alle tematiche horror limitandosi a utilizzarne i simboli più riconoscibili. Anche un titolo come Plants Vs Zombies utilizza gli stessi stratagemmi: un casual game che, tra le dozzine di ambientazioni possibile, si limita a scegliere quella horror degli zombie, senza per questo avere alcuna pretesa di trama cinematografica.

Eppure, altre trame di ispirazione horror molto più avvincente punteggiano i titoli del mercato videoludico. Guardiamo a The Sinking City: siamo negli anni ’20 e dobbiamo indagare su una misteriosa città costiera del New England totalmente inondata. Se qualcuno ha pensato a Lovecraft, ha indovinato: da L’Ombra di Innsmouth a Il Richiamo di Cthulhu, i rimandi sono espliciti ed evidenti. Anche Vampyr tiene fede al suo nome: un medico, ironicamente un ematologo, diventa un vampiro nella Londra del 1918, dove può decidere se opporsi alla sua nuova natura o cederle. Prendiamo poi la serie The Evil Within, altro survival horror giapponese: la trama ruota intorno a forze soprannaturali e nemici degni di un qualsiasi horror onirico. Tutti questi esempi sono caratterizzati da trame estremamente curate e articolate: sulle loro sceneggiature si potrebbe basare senza alcun problema un film horror.

In conclusione, che risposta dare alla domanda in apertura? Sicuramente negativa: il videogioco horror, considerato nel suo insieme, non può certamente equipararsi al cinema horror. Gli esempi in senso contrario, però, confermano che il videogioco può essere un medium con la stessa profondità dei film: una considerazione che vale per tutti i rapporti tra cinema e videogiochi particolarmente curati, non necessariamente confinati al genere horror.

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