Horsehead (Francia – 2014) è un intenso film horror diretto da Romain Basset, regista che ne ha scritto la sceneggiatura insieme a Karim Chériguène. Presentato in anteprima mondiale al Fantastic Fest, all’Étrange Festival e al Sitges, Horsehead è un film onirico, ricco di simboli e di immagini altamente evocative.
Il cast vanta la presenza di Catriona MacColl, nota per aver recitato nei film di Lucio Fulci così come nel più recente Chimères di Olivier Beguin. In Horsehead l’attrice britannica ricopre un ruolo indimenticabile che valorizza e conferma le sue indubbie doti recitative.
Nel film, Catriona MacColl interpreta Catelyn, la madre di Jessica (Lilly-Fleur Pointeaux), una ragazza tormentata costantemente da incubi ricorrenti sin dalla tenera età. Le terribili esperienze oniriche che le distruggono il piacere del sonno la portano a studiare psicofisiologia per trovare l’origine dei suoi incubi. La notizia della morte della nonna fa ritornare Jessica nella casa di famiglia dove ad attenderla c’è la madre con cui la ragazza non ha mai avuto un buon rapporto. La giovane alloggerà nella stanza accanto a quella in cui si tiene la veglia funebre dell’anziana signora. Di notte gli incubi tornano a mortificarla e, in seguito a un’improvvisa febbre che la costringe a letto, la ragazza approfitta di tale situazione per sperimentare il sogno lucido al fine di prendere il controllo sul suo mondo onirico.
In questo film Romain Basset tratta i fenomeni psichici legati al sonno, analizzando i disturbi ad esso correlati, il viaggio astrale e anche la fase REM. Horsehead trascina lo spettatore in un emozionante spettacolo immaginario e surreale in cui è piacevole sprofondare ammaliati dalle intense immagini e dalla musica (a cura di Benjamin Shielden) che ben si attiene al tema trattato.
Horsehead si apre su immagini sfocate e distorte accompagnate da note suggestive. Lo sguardo dello spettatore si perde fra le figure immerse nel buio smorzato da luci rossastre e blu. L’attenzione subito si sposta su un quadro vivente, omaggio a L’incubo (1781), il celebre dipinto di Johann Heinrich Füssli, opera che rappresenta la dimensione onirica.
E’ proprio l’esperienza nel mondo dei sogni che il regista rappresenta in Horsehead ed è il quadro sopracitato che qui è omaggiato con spettacolare potenza visiva introducendo Jessica (Lilly-Fleur Pointeaux), la ragazza tormentata dagli incubi che, immortalata in un falso risveglio, vive la propria paralisi ipnagogica. Sprofondata su un letto e impossibilitata dunque a muoversi e a parlare, è vittima di allucinazioni ipnagogiche rappresentate da una testa di cavallo che si fa spazio fra le tende rosse in un ambiente purpureo. Un colore forte, il rosso, che nel sogno indica pericolo. Esso infatti incornicia una potente e devastante sequenza sulla paralisi nel sonno vissuta dalla protagonista proprio come nel quadro di Füssli.
Il colore rosso è una costante del film. Particolare è anche l’uso di luci e pareti rosse (omaggio al Suspiria di Dario Argento), qui perfette nel dare un alone inquietante ai sogni e anche alla realtà. In particolare, le luci, utilizzate solo su alcuni particolari dell’inquadratura, si tramutano in un avviso di pericolo riconducibile al significato del colore rosso nei sogni.
Il ritorno a casa di Jessica ricolloca la storia nella realtà sebbene la protagonista sia alla costante ricerca di una spiegazione che faccia luce sui suoi incubi. Fra le sue mani stringe un testo sul sogno lucido. Sulla copertina del libro è raffigurato un cavallo, mentre fra le pagine compare L’incubo di Füssli, diventato ormai parte degli oscuri sogni oppressivi della protagonista.
Horsehead è curato nei minimi dettagli e affonda le radici nel sogno fornendone anche tantissimi simboli. Uno fra questi è appunto il cavallo che qui assume un posto centrale nei sogni di Jessica ma come elemento negativo, pauroso, che la spinge a cercare la chiave della verità. La gelida e inquietante figura con la testa di cavallo bianca, dal corpo umano e dalle lunghe e demoniache unghie è infatti il mostro costantemente presente negli incubi di Jessica. Oltre al cavallo, dotato di occhi ciechi che non lasciano intravedere l’anima, anche la madre, la morte e il male sono i principali archetipi onirici a cui si dà grande spazio. Non è da meno il lupo, altro simbolo importante dei sogni di Jessica e unica figura positiva per la protagonista.
L’intensa esperienza del sogno lucido che la ragazza decide di affrontare diventa nel film il punto di massima espressione artistica. Per indurre questa esperienza onirica Jessica utilizza un elemento simbolico reale (una fotografia) e dell’etere etilico che l’aiuterà a sprofondare in un sonno profondo. Ad accompagnarla nella sua sfera dei sogni, un delicato uso del rallenty che regala al film un elegante e leggero tocco onirico.
I sogni della ragazza oscillano tra sacro e profano, tra il bene e il male, per un intenso viaggio nell’incubo da cui questa volta lei non vuole svegliarsi. Lo stato letargico che la debilita fisicamente la aiuterà invece a proseguire con sofferenza la sua ricerca tra visioni e allucinazioni devastanti e terrificanti, nel film messe in scena quasi in modo pittorico. La meta è distruggere il male dal subconscio, scrutare i simboli nascosti negli incubi per la conoscenza del proprio io e per raggiungere l’armonia con se stessi.
Intanto, la veglia funebre dell’anziana signora, che dona al film un tocco macabro, continua.
Negli incubi della sognatrice trova il suo spazio anche la componente erotica che sfocia in più scene malsane. L’orrore si manifesta più spesso man mano che ci si avvicina alla realtà. Sono diverse le sequenze horror riuscite, ricche di fascino e soprattutto splendide in originalità.
Horsehead è un imperdibile film francese. E’ un immenso sogno ipnotico e surreale costellato da tutti gli elementi che compongono la sfera onirica, qui affrontati con stile e con una buona conoscenza dell’argomento. Buona la regia così come la sceneggiatura, la musica e la prova recitativa (molto espressiva Lilly-Fleur Pointeaux nel ruolo della sognatrice disperata). Oltre alla lodevole messa in scena, è da segnalare la potente fotografia (a cura di Vincent Vieillard-Baron) concentrata sui toni alternati del blu e del rosso.
Oltre a Catriona MacColl e Lilly-Fleur Pointeaux, il resto del cast di Horsehead è composto da Murray Head, Gala Besson, Fu’ad Ait Aattou, Vernon Dobtcheff, Joe Sheridan, Emmanuel Bonami e Philippe Nahon.
Jean-Michel Montanary e Arnaud Grunberg si sono occupati della produzione del film.
Cara Lady of Sorrow,
ho appena letto l’articolo e mi sento in dovere di farle i complimenti, la sua recensione riguardo il film è molto accurata e oggettiva. Tuttavia, le devo chiedere di chiarirmi meglio le dinamiche del film. Ho finito di guardarlo da meno di 10 minuti e pur ripensandoci e spremendomi le meningi, proprio non riesco a chiarirmi su alcuni punti, tra i quali: 1. Se non sbaglio, il feto morto si chiamava Lucy, ed era quello che la madre voleva tenere, ma successivamente si vede Rose con in mano il feto in soffitta che cerca un luogo sicuro in cui seppellirlo, non è così? Ebbene, questa ragazza dovrebbe essere la gemella di Jessica e infatti il feto che si vede avvolto nelle lenzuola che appare nei sogni di Jessica è sua sorella morta (anche se poi alla fine del film riesce ad “evadere” da esso), sebbene la madre desiderasse Lucy e non Jessica, visto che nel momento in cui le conficca l’ago nell’addome le dice chiaramente di non averla mai desiderata. Ma ho anche notato che la ferita riportata da Jessica (la quale successivamente la uccide?) è la stessa che si auto infligge con la chiave appuntita del Cardinale, che alla fine si rivela essere lei.
Temo di non essere proprio la persona adatta a visionare certe categorie di film, poiché a quanto pare non sono riuscita a seguire il filo conduttore del film. Le vorrei domandare se fosse così gentile da riuscire a darmi una spiegazione più chiara, dal momento che quest’ultimo mi è risultato davvero interessante per il fatto che non è il solito splatter dove compaiono figure mostruose in primo piano con degli urli agghiaccianti (anche se ammetto che mi danno una certa scarica di adrenalina) ma sembra avere un senso più profondo.
Attendo una sua risposta, Ingrid.