Film che ha fatto epoca, nel bene come nel male. Oltre ad essere il cannibal-movie più gettonato del filone (lo stesso Deodato aveva realizzato comunque “Ultimo Mondo Cannibale”), è stato massacrato e censurato dalla critica per l’inutile violenza sugli animali. In diversi paesi è stata impedita la visione, mentre in altri solo dopo pesanti tagli in fase di montaggio.
La storia è abbastanza semplice: alcuni giornalisti si sono inoltrati nella foresta amazzonica per realizzare un documentario su una tribù, che si dice pratichi il cannibalismo. Dei quattro audaci, però, si sono perse le tracce. Un altro giornalista si reca sul posto per tentare di rintracciarli, ma troverà solo gli scheletri spolpati e la cinepresa. Tornato a New York, visionerà il contenuto, rimanendo scioccato dalle immagini girate dai colleghi.
Mi astengo dall’intavolare facili discorsi moralistici sulla necessità o meno di trasmettere, in quel periodo, immagini di violenza su animali.
Ad ogni buon conto, Deodato realizza un film molto valido, mettendo insieme un cast di giovani attori di cui senza dubbio Barbareschi è quello che ha realizzato la miglior carriera, soprattutto televisiva. Le musiche di Riz Ortolani ben si amalgamano con le atmosfere naturalistiche, e le riprese girate con mano sicura da un esperto mestierante come Deodato, fanno della pellicola un piccolo “must” per l’amante del cinema cannibalico, in particolare, e horror, in generale.
Recensione a cura di Maxena