Baskin (2015) di Can Evrenol | Recensione film

baskin-posterDa un po’ di tempo a questa parte la Turchia è molto prolifica in campo cinematografico e regala agli amanti del genere horror, titoli molto interessanti i cui trailer hanno un potere paralizzante. Stiamo parlando di film come Siccîn 2, Dabbe 6 e il recente Baskin, le cui potenti immagini presenti nei video sono così forti e ipnotiche da risultare disturbanti. Carichi di un nutrito ammasso di orrore, sia visivo che uditivo, i trailer dei suddetti film arrecano, negli occhi di chi li guarda, un senso di fastidio misto a piacere, riuscendo a regalare al pubblico più masochista quell’emozione contorta di cui è alla costante ricerca.

Il cinema horror turco, così diverso da quello che ci propina solitamente il mercato, si sta facendo strada e, carico della propria identità e delle proprie tradizioni, prende un posto d’onore nel cuore dei fanatici del genere. Baskin (2015) è uno di quei titoli turchi che ha colpito ed entusiasmato sin dall’inizio. Dopo aver sedotto con un trailer accattivante, giunge alla nostra attenzione questo intenso film scritto e diretto da Can Evrenol, regista turco la cui filmografia si compone esclusivamente di film horror, e che lo scorso mese è stato vincitore del premio come “Best New Director” al Fantastic Fest 2015 in Austin, Texas. Baskin, che è l’estensione dell’omonimo cortometraggio diretto dallo stesso regista nel 2013, è un film girato in lingua turca e si presenta come un quadro surreale pessimista, altamente negativo e infernale, sulla vita di un gruppo di poliziotti. Visione nefasta che può riflettersi indistintamente anche in quella di ogni essere umano che respira.

baskin2Ritratti, o meglio immortalati, in un locale mentre fanno una pausa prima dell’ennesimo intervento, i poliziotti protagonisti dialogano, bevono, scommettono e si lasciano andare a particolari relativi alla loro vita privata. L’orrore di Baskin nasce proprio dalle loro parole, dai loro sguardi e dalle loro azioni e, come un’epidemia, si diffonde entrando in simbiosi con la tetra location, l’oscura fotografia, i loschi personaggi e tutto quello che i protagonisti troveranno all’interno dell’edificio abbandonato. Perché Baskin è un film cupo e non lascia spazio ad alcun raggio di luce e alla speranza.

L’apprezzabile lentezza con cui la storia si dipana nella prima parte del film, rende il tutto ancora più asfissiante e opprimente; l’horror psicologico poi lascia le basi a quello che sarà, nella seconda parte, l’orrore vero e proprio. Questo passaggio è lento e si traduce come una discesa graduale e sadica nei meandri di un inferno personale e collettivo, luogo in cui le anime più nere e i mostri interiori si annidano per poi concretizzarsi all’esterno sotto forma di atroci paure.

baskinIl senso di oppressione che si avverte guardando il film di Can Evrenol, resta tale per quasi tutto lo svolgersi della storia, arrivando a sfiorare il disgusto e il ribrezzo. Trattasi di un film che incupisce, dunque, che tiene vigile lo spettatore e che è in grado di regalargli le più tetre emozioni. Nella parte relativa alla visione infernale manifestatasi all’interno dell’edificio, si nota l’influenza di film anni ’80, fra cui Hellraiser di Clive Barker. Ma è proprio durante questa lunga sequenza sulle anime dannate, simile, tra l’altro, ad un’interminabile orgia di orrori, che si potrebbe avvertire un calo di interesse causato forse da un’eccessiva presa di posizione da parte del “Padre”, o dalla perdita di quell’identità che ha caratterizzato il film sin dal principio. Tale situazione inoltre, porta a un finale leggermente scontato.

Particolari, questi, che non intaccano la riuscita del film, merito di un regista in gamba che ha saputo mettere in scena il male insito nell’uomo, l’inferno che stagna nella sua anima e fuori dal suo involucro corporeo. Un inferno malato dunque, ammorbato da un’atmosfera così plumbea tanto che la visione risulta essere quasi asfissiante. Grande prova dunque per il regista turco che, con Baskin, si cimenta per la prima volta in un lungometraggio, dimostrando di avere una certa dimestichezza con la regia. Nota di merito anche agli attori protagonisti calati perfettamente in ruoli che li ha visti prima carnefici e poi vittime. Particolare la figura dell’inquietante Padre interpretata da Mehmet Cerrahoglu.

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Barbara Torretti
Barbara Torretti
Editor e moderatrice della community di DarkVeins. Appassionata di cinema horror, mi occupo anche di recensioni e di interviste attinenti il circuito cinematografico, musicale e artistico.

7 COMMENTS

  1. Ma cosa ci trovate di bello in un hellraiser anni 2000 scontato come pochi altri film? mi avevate incuriosito… a tre quarti di film avevo già immaginato la fine circolare. Un film di merda, con attori decenti ma idee vecchie come il cucco. E quale sarebbe la spiegazione ? cosa dovremmo capire ? ma vaffa….. voi e sto film del cazzo …. che mi ha rubato un’ora e mezza che potevo dedicare a pornhub, molto meglio come trama.

  2. Film pessimo! Roba trita e ritrita. Salvo solo le musiche e la fotografia. Inizia bene per arenarsi nell’ovvietà in un tripudio di plagi/omaggio. Finale senza senso e la scena della chiave da trash priva di ogni logica. Un tripudio di omaggi (seme della follia, hellraiser, cannibal holocaust, blair witch Project…) che non apportano niente di nuovo al film.

  3. Film di merda come pochi, ma fatto bene. Mi contraddico? Certo che si’. Che SCHIFO il nano con le verruche pelose!! E che dire del Marylin Manson turco? Ho particolarmente apprezzato i titoli di coda (anche perchè ponevano termine alla pellicola) col death metal (turco!) di sotofondo. Arridatece SrpskiFilm!!

  4. Per me è chiaro che non è un filmone che entrerà nella storia, però si tratta di un film turco di un regista esordiente. Premesso che a me i film horror piacciono indistintamente tutti, da quellli vintage a quelli più moderni, da quelli a basso costo e B movie, a quelli più trhash e gore/splatter estremi; però tra le critche che proprio non riesco a capire e che lasciano denotare un’aria da saccenti critici cinematocrafici, è ” ma è un’argomento trito e ritrito ” bene…E’ dal 1920 se non poco prima che fanno film horro, ad oggi quanti anni sono passati? Le argomentazioni sono state toccate tutte,; zombi, vampiri, licantropi, spiriti, esrciti, fantasmi paranormali, stregonerie, killer vari, possessioni, paranormale etc etc…dopo più di 90 anni di tematiche horror, voi come lo fareste un film? Sarei curioso…..

  5. Questo film l’ho trovato molto inquietante e psicologico come pochi; la fotografia è ottima e il basso buget non lo intacca minimamente. Mi ricorda il vecchio dead end (2003) o darkness (2002); films altrettanto a basso buget. Finale volutamente “confuso” che gli dona a mio avviso quel retrogusto da incubo lucido; tra realtà e fantasia, tra agonia e risveglio.

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