Approdato su un’Isola greca dopo un incredibile viaggio su una scialuppa di salvataggio, un uomo dalle sembianze cavernicole inizia a sterminare tutti i pochi abitanti del villaggio e vive, relegato ad uno stadio preistorico, all’interno di una grotta, nutrendosi di ciò che resta delle vittime.
Un gruppo di giovani ha la malaugurata idea di trascorrere le vacanze proprio là, su quell’Isola sperduta nell’Oceano, avamposto per l’Inferno dove Caronte, rappresentato dal brutale assassino, si accinge a condurre le anime inquiete…
Caratterizzato da scene ad alta tensione, con musiche elettrizzanti e trovate geniali (la scena finale all’interno di un pozzo), Antropophagus è una delle migliori incursioni di Joe D’Amato nel brivido.
Bandito come film maledetto in alcune sale estere, è la pellicola d’esordio di Serena Grandi (irriconoscibile). Nel ruolo del mostro il grande George Eastman/Luigi Montefiori (anche autore della sceneggiatura) che rivestirà i panni di un analogo personaggio anche in Rosso Sangue.
Il film, per certi aspetti debitore di Halloween, segue una strada tutta personale, percorsa senza freni (e senza censure) dall’eccellente regista.
Massaccesi, nello stesso anno, sullo stesso set e quasi con gli stessi attori dirige il primo ed unico esempio di porno che sconfina nell’horror: Porno Holocaust (quasi la stessa storia di Antropophagus, in versione hard-core, dove giovani fanciulle, prima della morte, saranno barbaramente seviziate dallo sproporzionato membro del mostro antropofago).
Antropophagus, in conclusione, si configura forse come il miglior horror di D’Amato, e certamente come un grande thriller della cinematografia italiana.
Recensione a cura di Undying1