28 Giorni Dopo | Recensione film

28-giorni-dopoTutto ha inizio con una scimmia da laboratorio che morde una donna, una seguace animalista che intendeva liberare gli animali da cavia: da quel momento si scatena una carneficina di proporzioni bibliche ed uno strano virus si propaga a macchia d’olio.
Dopo 28 giorni, Jimmy si risveglia dal coma, dovuto ad un incidente stradale. L’ospedale in cui è ricoverato è deserto e nel completo disordine. Anche Londra è vuota: nessuno circola per le strade, nessun’auto, nessun pullman, nemmeno un cane che abbaia. La città sembra morta…. Sembra…
Jimmy scoprirà che il terribile virus ha infettato la quasi totalità degli abitanti londinesi, rendendoli estremamente aggressivi e bramosi di uccidere altri esseri umani. Il contagio si propaga attraverso il contatto col sangue o saliva contaminati, tramite graffi o morsi.
La sua fuga per la sopravvivenza proseguirà in compagnia di occasionali sopravvissuti, ma la situazione pare non migliorare nelle altre città inglesi… fino a quando ascoltano un messaggio radio che invita a raggiungere un presidio militare a Manchester, dove sembra si possa celare l’antidoto al virus. Ma la realtà sembra ben diversa da quella descritta…
Danny Boyle è il regista del bellissimo “Trainspotting”; stavolta ha scelto un argomento piuttosto delicato, dove maestri riconosciuti come Romero hanno dettato legge. Ha pescato più di un riferimento da “Zombie” e da “Il Giorno dei Morti Viventi”: la spesa nel grande magazzino, il rifornimento alla pompa di benzina con relativo incontro col bambino-zombi, i militari guidati da un maggiore pazzo, lo zombi prigioniero utilizzato per studio. La struttura stessa del soggetto (la pazzia in seguito a virus) ricorda “La Città Verrà Distrutta all’Alba”. Sono tutti omaggi, voluti o meno, al grande regista americano e forse, proprio a causa di ciò, la pellicola soffre di una certa impersonalità, sebbene la regia sia puntigliosa e gli effetti, seppur non esagerati, tutt’altro che da disprezzare.
In definitiva, un film molto godibile, piuttosto curato, dal ritmo intenso e interpretato da attori degni di menzione. Ma non originale.
Si può parlare di originalità quando si tratta di morti viventi? Agli appassionati la sentenza.
Recensione a cura di Maxena

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Barbara Torretti
Barbara Torretti
Editor e moderatrice della community di DarkVeins. Appassionata di cinema horror, mi occupo anche di recensioni e di interviste attinenti il circuito cinematografico, musicale e artistico.

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