
Atroz (Messico – 2015) è un film estremo diretto e interpretato da Lex Ortega su una sceneggiatura a cura dello stesso regista insieme a Sergio Tello. Ortega è oltretutto uno dei registi del film antologico México Bárbaro (segmento “Lo que importa es lo de adentro”), nonché sound designer di Frankenstein’s Army.
Atroz si presenta come uno spaccato del Messico più violento, in cui torture, omicidi e atrocità di varia natura rimangono spesso impuniti. Il film si apre mostrando il degrado della capitale messicana e dei suoi quartieri malfamati, dove pian piano, tra violenza e corruzione, si fanno spazio parafilie, incesti, torture psicologiche e fisiche ma anche BDSM (sadismo, masochismo, asfissia erotica, coprofilia e coprofagia). Il tutto in modo molto esplicito così da non lasciar nulla all’immaginazione dello spettatore.
[amazon_link asins=’B01EG1PVCA,B01INNMZ80,B00V4TU574′ template=’ProductCarousel’ store=’darvei-21′ marketplace=’IT’ link_id=’3eba448a-4b9e-11e7-96c3-8f25ab6e122c’]
È un incidente stradale causato dall’alcol a inchiodare Goyo (Lex Ortega) e Dax “Gordo” (Julio Rivera), due serial killer. Nella loro auto, il capo della polizia Juárez (Carlos Valencia) rinviene una telecamera sui cui nastri sono registrati gli orrendi crimini di cui i due arrestati sono rei. Dopo un estenuante e violento interrogatorio, le indagini condurranno la polizia nel luogo delle torture dove sono custodite altre sconvolgenti testimonianze.
Come da titolo, Atroz (aka Atrocious) è un film atroce e devastante, un film spietato che oltre a vantare un fitto bouquet di torture, tra l’altro ben realizzate (si arriva a sfiorare la realtà e quindi il vero snuff), è supportato da una buona sceneggiatura (Lex Ortega e Sergio Tello), solitamente abbastanza scarna o inesistente nella maggior parte dei film estremi o finti snuff. Nella sua crudeltà e crudezza, Atroz ricorda per certi versi la filmografia estrema tedesca sebbene tra screenplay e regia, il finto snuff qui raggiunga picchi qualitativi sconosciuti ai maestri europei.
Le videocassette ritrovate dalla polizia, oltre a fungere da singoli episodi, mostrano non solo la dissolutezza e le azioni immorali dei due assassini ma fungono anche da interessanti flashback che ricostruiscono, a ritroso e con orrore, il passato del protagonista (Lex Ortega). Il risultato è un’attenta e lodevole caratterizzazione del personaggio.
Si scava quasi con violenza nella sua vita, fino ad arrivare alla fase adolescenziale in cui, anche qui, abbondano umiliazioni e sevizie ai danni di colui che, privato della propria dignità, diventerà un “mostro”.
Atroz è un film cattivo sorretto da uno scorcentante dramma familiare che farà da corredo alla vita dell’assassino, mostrando altresì l’annichilimento dell’essere umano.
Il prodotto è ben confezionato. Si passa da una sceneggiatura decisa e ben strutturata a una regia avvincente. Notevole la caratterizzazione dei personaggi, in particolare quella del protagonista Goyo (Lex Ortega). La colonna sonora ben accompagna i drammi e gli orrori che sfociano in picchi di atrocità inaudita. Da segnalare il riuscitissimo finale in merito alla “vendetta” e un paio di riprese molto interessanti: una telecamera piazzata sul braccio che riprende una scazzottata ai danni di una prostituta e la penetrazione con strap-on spinato… vista dall’interno.
Atrox è un pugno allo stomaco e come tale non lascia indifferenti. Tagliente e disturbante, è un lodevole film estremo che traccia uno squarcio indelebile nella memoria dello spettatore. In definitiva un film meritevole di accaparrarsi un posto d’onore tra i titoli-icona del filone estremo.
Il cast è composto da Lex Ortega, Julio Rivera, Carlos Valencia, Florencia Ríos, Carlos Padilla, Aleyda Gallardo, Dana Karvelas, Patricia Leih, Lauretter Flores, Orlando Moguel, Miquel Nava e David Aboussafy.
Gli effetti speciali sono di Jaime Lopez e Alfredo Olguín.
Luis García ha curato la fotografia.
Il film è prodotto da Alex Ortega e Abigail Bonilla.
Review Overview
Score - 81%
81%
Score
Tagliente e disturbante, Atroz è un film meritevole di accaparrarsi un posto d'onore tra i titoli-icona del filone estremo.