La Casa dalle Finestre che ridono | Recensione film

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la-casa-dalle-finestreSiamo nella provincia romagnola, nell’immediato dopoguerra. Il restauratore Stefano (Lino Capolicchio) viene chiamato dall’amico Antonio per ridare vigore ad un affresco di una chiesa, realizzato dal pittore locale Buono Legnani (denominato “il pittore delle agonie”). Quando l’amico muore cadendo da una finestra (omicidio o suicidio?), comincia ad interessarsi alla strana leggenda del pittore ed alla sua casa con le finestre che “ridono”. Dentro trova un magnetofono con un nastro; incisa vi è una voce di un allucinato che sembra essere Buono Legnani.
L’ubriacone del paese Coppola (Gianni Cavina) racconta quello che successe al pittore ed alla famiglia (madre e due sorelle), partito per il Brasile in cerca di fortuna e tornato con le sorelle senza aver avuto il successo sperato. Ma le due donne non erano completamente a posto con la psiche: pare che avessero appreso certe conoscenze negromantiche ed offrissero al fratello delle vittime da ritrarre nel momento della morte; da qui deriverebbe il suo funesto appellativo di “pittore delle agonie”.
Ma sembra che qualcuno in paese non accetti di buon grado questa intrusione nei misteri del pittore pazzo e tenta di ostacolare i lavori di restauro e le ricerche. Una scia di sangue sembra macchiare la tranquilla provincia romagnola…

Pupi Avati dirige con maestria e sapienza il suo capolavoro assoluto. Riesce a dipingere di fosche tinte oscure la tranquilla provincia ferrarese, riuscendo in pieno nell’intento di angosciare e spaventare lo spettatore fino al termine del film.
Degna di menzione la colonna sonora, ottimi gli attori, con Capolicchio e Cavina che rientrano spesso nell’entourage dei film di Avati.
Un notevole contributo alla cinematografia horror/thriller del nostro amato “stivale”.

Recensione di Maxena

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