

Da qui partiranno i sadici enigmi dell’ossessionato killer, che li porterà o alla salvezza o alla morte.
La pellicola, con sceneggiatura a cura di Leigh Whannell (che interpreta anche un personaggio) e con fotografia di David Armstrong, é caratterizzata da una forte vena di sadismo e splatter.
Il killer riesce ad ossessionare i due protagonisti, due poliziotti e le varie altre vittime precedenti, con enigmi inquietanti che dovrebbero far apprezzare maggiormente, una volta superati, la vita. Ad esempio, una delle scene più angoscianti, è quella dove una tossicodipendente si ritrova a dover squartare il corpo che sta nella sua stessa stanza, al fine di disattivare un dispositivo (che gli è stato collocato nella bocca) che potrebbe esplodere.
Anche il finale, che in questo caso può veramente definirsi “a sorpresa”, è stato molto ben curato e non scade per niente nel deja-vu.
Bisogna ammettere, però, che certe scene rallentano un pò il ritmo della pellicola e che quindi potevano essere tagliate. Anche certi dialoghi potevano essere curati maggiormente, visto che a volte appaiono un tantino superficiali. Un’altra piccola nota negativa è il fatto che, troppo spesso, le citazioni fanno riferimento a film tipo The Cube ed Il collezionista di Ossa. Tuttavia la pellicola, con scenografia di Julie Berghoff, tratta in maniera abbastanza originale questi spunti.
Le musiche di Charlie Clouser contribuiscono a rendere questo thriller-horror, una delle migliori produzioni americane uscite negli ultimi anni.
Il regista, al suo primo lungometraggio, pur non disponendo di un budget elevato, ci ha regalato un film dignitoso e riuscito, che certamente merita di essere visto.
Caldamente consigliato!
Il killer riesce ad ossessionare i due protagonisti, due poliziotti e le varie altre vittime precedenti, con enigmi inquietanti che dovrebbero far apprezzare maggiormente, una volta superati, la vita. Ad esempio, una delle scene più angoscianti, è quella dove una tossicodipendente si ritrova a dover squartare il corpo che sta nella sua stessa stanza, al fine di disattivare un dispositivo (che gli è stato collocato nella bocca) che potrebbe esplodere.
Anche il finale, che in questo caso può veramente definirsi “a sorpresa”, è stato molto ben curato e non scade per niente nel deja-vu.
Bisogna ammettere, però, che certe scene rallentano un pò il ritmo della pellicola e che quindi potevano essere tagliate. Anche certi dialoghi potevano essere curati maggiormente, visto che a volte appaiono un tantino superficiali. Un’altra piccola nota negativa è il fatto che, troppo spesso, le citazioni fanno riferimento a film tipo The Cube ed Il collezionista di Ossa. Tuttavia la pellicola, con scenografia di Julie Berghoff, tratta in maniera abbastanza originale questi spunti.
Le musiche di Charlie Clouser contribuiscono a rendere questo thriller-horror, una delle migliori produzioni americane uscite negli ultimi anni.
Il regista, al suo primo lungometraggio, pur non disponendo di un budget elevato, ci ha regalato un film dignitoso e riuscito, che certamente merita di essere visto.
Caldamente consigliato!
Recensione a cura di Vampira