
Film a tre episodi sul modello di Three dell’anno precedente.
Tre registi horror asiatici, di nazionalità diversa, raccontano storie che spaziano tra l’orrore fisico, psicologico e metafisico.
Il primo è Dumplings del regista di Hong Kong Fruit Chan.
Un’attrice non più giovanissima (Miriam Yeung) tenta un metodo alquanto bizzarro e terrificante per rimanere bella: si affida a Mei (Ling Bai) ed alle sue cure.
Film lineare ma originale, grazie anche all’interessante idea di far sentire il rumore della mastificazione dei ravioli. Colpirà soprattutto il pubblico femminile. Una versione alquanto particolare de La morte ti fa bella per certi versi…
Segue Cut del coreano Chan-Wook.
Un regista ricco, famoso e molto buono, viene preso in ostaggio con la moglie nella sua stessa abitazione da uno psicopatico che aveva fatto la comparsa in alcuni suoi film.
Il pazzo vuole a tutti i costi far emergere il lato più malvagio del regista…
Il tema della vendetta, tanto caro al regista coreano, è trattato con mano sicura ma senza creare una storia alquanto originale.
E’ tuttavia l’episodio più splatter del film ma dal finale molto scontato.
Esiste una versione più estesa del racconto che costituisce, di fatto, un film a parte.
Chiude un breve racconto di un Takashi un po’ svogliato ma pur sempre visionario dal titolo Box, storia di un malsano rapporto tra una scrittrice ed il suo editore.
Ambiguo e misterioso.
Recensione a cura di Zick