

Seguendo alcuni indizi, Virginia rinviene, murato in una parete, il cadavere di una donna. Dell’omicidio viene accusato il marito, ma una serie di circostanze lo scagionano…
Virginia apprenderà, con grande stupore, che le sue percezioni non sono riferite ad un fatto accaduto nel passato, ma sono piuttosto “premonizioni” e, quindi, relative ad un avvenimento che, ancora, deve accadere…
Sette note in nero rappresenta, per Fulci, quello che Profondo rosso indica per Argento.
Il periodo di transizione del regista dal giallo “razionale” e classico al thriller per approdare poi successivamente (Zombi 2) all’horror…
Elementi di “fantastico” (le premonizioni e le percezioni extrasensoriali di Virginia) si coniugano con stile e classe a elementi prettamente gialli donando, grazie anche alla splendida ambientazione toscana, al film un carisma ed un fascino unico e particolare.
Una struttura ad incastro, un meccanismo ad orologeria, che pare vagamente omaggiare a Poe (Il gatto nero) e da cui certo cinema recente pare avere attinto.
Le dichiarazioni dello sceneggiatore Sacchetti lasciano intendere che è in cantiere un remake del film di Fulci.
Non c’è dubbio che, qualunque sia l’esito del rifacimento, Sette note in nero si ritaglia un posto tutto suo nel panorama del thriller italiano, e sia destinato, nel tempo, ad una lenta ma inesorabile rivalutazione.
Recensione a cura di Undying1