
Un terrificante killer, frutto di un esperimento di alterazione genetica, fugge dal luogo di isolamento dopo aver massacrato alcuni medici e si appresta a raggiungere una villa all’interno della quale una paralitica, il fratello e la baby sitter vengono presi di mira…
Un prete che lo ha in cura, nel frattempo, avverte la polizia e si mette sulle tracce dell’assassino ma ormai è troppo tardi e prima un ignaro vicino, poi la baby sitter saranno letteralmente falcidiati…
Joe D’Amato è stato uno dei grandi autori misconosciuti del nostro cinema. Ha saputo spaziare in tutti i generi, ma in particolare è all’horror che ha saputo dare il suo miglior apporto…
Rosso sangue (che negli intenti di una prima versione doveva essere Antropophagus 2) è un classico esempio di come, con pochi mezzi ma tanta creatività si possa realizzare un prodotto di tutto rispetto. Grazie anche all’apporto (qua anche sceneggiatore) del bravo caratterista (poi regista dell’infelice DNA-Formula letale) Luigi Montefiori.
E questo pur se, ad una analisi profonda del film, quello che rimane in realtà è una versione “ancora più povera” di Halloween. Povera nei contenuti ma abbondante nello splatter: D’Amato non lesina nelle scene di violenza e ci mostra un campionario di orrori secondo solo a Buio Omega…
Aiuto regista (e comparsa) Michele Soavi che, data la scarsità economica della produzione, portò ed utilizzò la sua moto sul set (nel film è uno dei motociclisti aggrediti dal killer).
Recensione a cura di Undying1