Nameless – Entità Nascoste | Recensione film

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namelessUna bambina viene ritrovata così barbaramente torturata da rendere quasi impossibile l’identificazione. Il riconoscimento del cadavere, viene effettuato dai genitori che la identificano grazie ad un braccialetto ritrovato vicino al cadavere.
Cinque anni dopo, Claudia (Emma Vilarasau) la madre della piccola ormai separata dal marito, riceve una telefonata inquietante: “ciao mamma…sono io…Angela…non sono morta come ti volevano far credere…vienimi a prendere prima che mi uccidano davvero: fai in fretta!”. Alla donna che ha ormai ripreso un ritmo di vita normale, riaffiorano speranze di ritrovare la sua piccola.
La donna decide di farsi aiutare da Massera (Karra Elejalde), il poliziotto che aveva seguito il loro caso cinque anni prima.
I due, facendo varie ricerche si imbattono nei “senza nome”, un gruppo di persone a cui è stato tolto tutto quello che può abbassare il loro livello spirituale a quello degli altri esseri umani; caratteristica degli affiliati è il rinnegare persino il nome. Si muovono in continuazione, e vivono in posti dove nessuno li possa avvicinare alla realtà, che loro hanno ormai da tempo abbandonato. L’origine di tutto questo male risiede, senza stupore, nei campi di sterminio nel tempo dell’Olocausto nazista. Queste persone hanno come scopo la sintesi del male supremo e per “concretizzarlo” hanno bisogno di un’anima da convertire subito al male.
E’ questo spietato gruppo ad aver portato via Angela ai suoi genitori cinque anni prima?
Il thriller, tratto dal romanzo “The Nameless”, di Ramsey Campbell, riesce abbastanza a incuriosire. Ci sono dei dialoghi che si potevano accorciare, delle scene che potevano anche essere eliminate perché superflui, ma dopotutto non hanno un peso così pesante sulla pellicola. Quello che forse risulta disturbare maggiormente, a mio parere, sono le musiche, sicuramente ben scelte, ma sparate ad altissimo volume sovrapponendosi, a tratti, a quello che dicono i protagonisti.
Il colpo di scena finale che doveva, come solitamente si vuole, far rimanere di stucco lo spettatore, è abbastanza intuibile per un’appassionato del genere, ma rimane comunque abbastanza efficace.
Los sin nombre (il titolo originale di Nameless) ha un ritmo abbastanza lentino, che permette di capire fino in fondo il film, caratterizzato da un mix di drammatico e thriller.
La pellicola spagnola, con la fotografia a cura di Giménez, ha vinto dal suo esordio nelle sale, fino ad oggi, vari premi. Tra queste conquiste spiccano sicuramente il “Méliès d’oro come miglior film fantastico europeo del 1999″, il “migliorfilm” del Fantafestival 2000 di Roma e anche al Fantasia 2000 di Montreal.
Sicuramente non un capolavoro della cinematografia, ma comunque una pellicola da vedere, se non una, anche due volte.
Da guardare.

Recensione a cura di Vampira

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