Una Lucertola con la Pelle di Donna | Recensione film

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una-lucertolaCarol (Florinda Bolkan) è ammaliata dalla sfrenata e disinibita vita sessuale della sua vicina di casa Julia (Anita Strindberg) al punto che, con crescente intensità, sempre più viene avvinta dal desiderio di accoppiarsi sessualmente con l’emancipata ragazza…
La pulsione di Carol trova sbocco nei sogni, sempre più spesso ammantati di pulsioni estreme, che raggiungono il loro apice nella visualizzazione di un atroce delitto, vittima la bella Julia….
Il rinvenimento di un diario personale, nel quale Carol descrive il suo inquietante sogno, mette la donna in condizione di prima sospettata, non appena nella realtà si concretizza un feroce delitto, a sfondo sessuale, che vede come vittima proprio Julia…
Un susseguirsi d’avvenimenti, in bilico tra realtà, sogno e farneticazione condurrà Carol sull’abisso della follia, rivelando un aspetto della sua personalità pressoché inaspettato…
Terzo giallo, girato interamente a Londra, diretto da Fulci (dopo Una sull’Altra e Non si Sevizia un Paperino), frutto di una coproduzione internazionale che vede coinvolte Francia, Italia e Spagna e conseguenza della collaborazione, in stesura della sceneggiatura, di Roberto Gianviti (abituale collaboratore del regista).
Il film si avvale di un buon cast artistico, che contempla, oltre alla presenza della Bolkan, Jean Sorel, Anita Strindberg ed una giovane -e quantomai bella- Ely Galleani (già apparsa in Reazione a Catena di Bava e successivamente impegnata in alcuni set erotici di Joe D’Amato)…
La pellicola, impropriamente inserita in coda al genere argentiano (a causa di un titolo imposto dalla produzione), sperimenta una dimensione estremamente originale ed evidenzia lo sviluppo stilistico del regista che già qua, pur essendo in ambito narrativo prettamente giallo, colloca momenti di estrema visionarietà (gli incubi allucinati o alcune sequenze visivamente astratte, tipo quella dell’orgia o quella ambientata sul treno)…
Elementi di crudo realismo (la vivisezione dei cani) in contrasto con delicate proiezioni paradisiache (il sogno iniziale), donano all’atmosfera del film un sapore ambiguo, dispensando allo spettatore una sensazione di piacevole esperienza “visiva”…
Pellicola che, come già accaduto in precedenza con Non si Sevizia un Paperino, per Fulci è causa di una controversia giudiziaria, giacché Rambaldi viene chiamato a riprodurre (in un’aula di Tribunale) l’effetto speciale della “vivisezione”, al fine di palesare che, sui cani –fittizi- del film, non è stata eseguita alcuna forma di tortura reale…
Così, in merito alla circostanza, si è espresso il regista in un’intervista pubblicata, nell’ormai lontano agosto del 1982, sul periodico Starbust magazine (Volume 4, Numero12 – Casa Editrice Stan Lee) :
“Carlo Rambaldi fu responsabile per gli effetti speciali nella scena del pipistrello, che non era facile da girare. Egli costruì pipistrelli meccanici che scorrevano sui fili agitando le ali; Aggiungendo anche le ombre del pipistrello. Ricordo che Bava fu impressionato quando vide la sequenza, sebbene io sono sicuro che lui l’avrebbe fatta meglio di me. Così per i cani, Rambaldi usò materiale artificiale nel quale inserì sacchi speciali che poteva controllare da dietro, dando così l’impressione che il cuore e le budella si muovessero realmente. Alcune persone crederono che usammo cani veri ma ciò e totalmente assurdo per l’amore che io ho per i cani, e quindi dovemmo affrontare una processo. Fortunatamente, Rambaldi mi salvò da una sentenza a due anni di carcere recuperando uno dei suoi cani sintetici!” (Lucio Fulci)
Per dare un’idea dell’importanza che questa pellicola ricopre nel panorama cinematografico mondiale, basterà dire che Basic Instinct (Paul Verhoeven, 1992) n’è, a suo modo, un remake non ufficiale, tante sono le similitudini tra il personaggio interpretato da Sharon Stone e quello di Florinda Bolkan…

Recensione a cura di Undying1

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