Black Cat | Recensione film

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catIn un tranquillo paesino di campagna avviene una serie di fatti inquietanti. Tutto incomincia con la scomparsa di una coppia di ragazzi, a cui fa seguito la morte di un ubriacone. Un’altra serie di casi simili mette in allarme la polizia, ma senza che le indagini possano condurre a qualcosa di concreto. Le autorità del posto e l’ispettore Gorley (David Warbeck), venuto appositamente da Londra, non ne vengono a capo per il semplice motivo che la causa di questi delitti non è un essere umano bensì un gatto nero. O meglio: un gatto nero, apparentemente, è l’artefice della follia di uomo (il killer) che è anche convinto di poter dialogare con i defunti. Nel villaggio si trova anche una giovane giornalista, Jill Trevers (Mimsy Farmer), inizialmente lì per questioni di lavoro, che viene coinvolta nelle indagini e che riesce, a rischio della propria vita, a scoprire la verità.
The Black Cat, non è certamente fedele al famoso racconto di Edgar Allan Poe. Fulci, nella sceneggiatura scritta assieme a Biagio Proietti, modifica totalmente l’assunto di partenza del racconto di Poe, realizzando un soggetto molto differente dalla novella originale.
Le atmosfere che si respirano, grazie anche alla bella fotografia di Sergio Salvati (operatore che, in questo periodo, costantemente segue il regista), sono cupe e la tensione viene mantenuta per l’intera durata del film. Tensione che, va detto, non è troppo incisiva ed è molto lontana da quella delle altre pellicole realizzate nel medesimo periodo.
Le musiche, a cura di Pino Donaggio, donano la giusta atmosfera ed aiutano lo spettatore a seguire piacevolmente il film che ha un ritmo, tutto sommato, piuttosto lento.
Non è sicuramente la miglior produzione di Fulci, in quanto alcuni dialoghi appaiono poco curati, alcune scene a volte sono inutili, e complessivamente alcuni momenti del film smorzano le potenzialità della sceneggiatura.
Di questo film italiano, personalmente, mi è piaciuta la presenza del gatto (come istigatore dell’ assassino), all’apparenza dolce, ma causa di omicidi spietati e angosciosi, tutti accompagnati dal suo elegante passo felpato.La visione è consigliata a chi ama il giallo anni ’80, abbastanza violento, ma che non tocca vertici estremi di splatter. Tuttavia l’intenzione, se si vuole guardare questa pellicola, non deve essere quella di gustarsi un capolavoro, perché non lo si può proprio definire tale anche se, in conclusione, non è neppure da disprezzare completamente.
Da guardare…
Recensione a cura di Vampira

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