
Corre l’anno 1988 ed in America si assiste allo scontro elettorale tra Bush e Dukaki, mentre nella cittadina di Middlesex vive un ragazzo, Donald Darko (Jake Gyllenhaal), conosciuto da tutti come Donnie Darko. E’ un adolescente molto intelligente e brillante, ma anche problematico. Infatti viene seguito da una psicanalista, la dottoressa Lilian Thurman (Katharine Ross) che lo sottopone ad una terapia di ipnosi e gli prescrive l’assunzione di diversi psicofarmaci.
Una notte, il giovane viene attratto dalla presenza di un enorme coniglio di nome Frank (James Duval). Questo essere gli rivela che il mondo finirà tra 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi. Al mattino il ragazzo si risveglia in un campo da golf , scoprendo che durante la notte un motore di un aereo si è schiantato proprio sopra la sua casa.
Questa pellicola, con fotografia a cura di Steven B. Poster, è caratterizzata da un eterogeneo insieme di generi. Infatti non lo si può definire prettamente horror, nemmeno in assoluto fantascientifico e neppure completamente drammatico. Il giovane Donnie, che presenta queste strane ed inquietanti allucinazioni, subisce una metamorfosi a seguito delle strane visioni: in particolare da ragazzo apatico, dopo il “contatto” con Frank, diventa un ragazzo che cerca di mettere ordine nella sua vita. Rende partecipe il pubblico di tutte le sue emozioni, scaraventando lo spettatore da una scena nella quale è innamorato, ad un’altra dove è ribelle e aggressivo, ad un’altra ancora dove mostra tutta la sua paura.
Vengono inoltre trattati temi completamente differenti quali la pedofilia, i viaggi nel tempo (futuro e passato), i concetti eterni di morte e destino, e così via, continuando ad affrontare altre tematiche interessanti.
Il regista inserisce in Donnie Darko, anche delle sequenze a scene rapide, accompagnate dalle musiche di Michael Andrews, che appaiono molto adatte al tema di questo film.
Il ritmo che viene impresso alla pellicole è, dunque, perfetto: non è troppo veloce, ma non è nemmeno lento come quello dei film orientali. Insomma, è fatto per far ragionare chi si trova davanti allo schermo sul significato di cosa sta guardando. Tuttavia non è così semplice, infatti il regista non fornisce una spiegazione su un piatto d’argento. Il finale è aperto, ovvero chi sta visionando la pellicola deve dare una sua interpretazione. Nei giorni seguenti alla visione di Donnie Darko capita spesso di ripensare al film, anche involontariamente, in relazione a ciò che si è visto, e a proposito del messaggio che, il regista, intende trasmettere.
E’ una pellicola che brilla di un fascino strano, estremamente particolare ed è per questo che ha raccolto una schiera interminabile di fans…
Il mio consiglio è di vederlo e rivederlo, al fine di raccogliere tutti quei particolari nascosti, per una comprensione maggiore (ma forse non definitiva) del mistero celato all’interno di questo enigmatico film.
Caldamente consigliato!
Recensione a cura di Vampira